Nel centro storico bovesano è possibile fare una passeggiata con Orpheo. Forse non tutti lo sanno. No, non il poeta che con la lira scese nell’Ade per la sua Euridice ma un’audioguida utilizzata in oltre 200mila musei in tutto il mondo. Il turista può usufruirne gratuitamente richiedendola in biblioteca, lasciando un documento d’identità come cauzione.
Una volta selezionata la lingua desiderata, italiano o francese, si inizia la camminata alla scoperta del centro storico. Un itinerario consigliato anche ai bovesani: Orpheo racconta la storia di piazze, edifici e monumenti rivelando curiosità e aneddoti su personaggi illustri. Si parte dalla biblioteca, sede della Scuola di Pace e della mostra della pittrice partigiana Adriana Filippi. Si continua in piazza dell’Olmo, al centro un faggio, che nel 2018 ha preso il posto del carpino piantato nel ‘91. Qui un tempo sorgeva l’olmo che dà il nome alla piazza, piantato nel 1396, un albero che “tutti dicevano di non aver veduto in nessun paese pianta sì larga”. Sarà abbattuto nel 1938: 542 anni e un’imponenza che rese necessario far esplodere il tronco con cariche di dinamite per abbatterlo. Dopo aver ammirato il barocco settentrionale della parrocchiale si prosegue in piazza Italia, un tempo area agricola. Per costruire la piazza, nel 1792, fu necessario espropriare le piccole proprietà private.
Uno sguardo al monumento ai Caduti, al municipio, nella tipica architettura di regime, e al Sacrario è lo spunto per ripercorrere la storia di Boves città martire. In piazza Borelli, intitolata al senatore a cui si devono il teatro, il giardino iniziatico di Mirabello e l’osservatorio astronomico, sorgeva l’antico lavatoio, ora in piazza Italia. Ultime tappe via Roma e l’antica zona del ricetto, piazza Caduti e il monumento opera del partigiano Nardo Dunchi, la cappella di San Magno con la mostra sui sacerdoti Beati. L’invito al lettore è di percorrere l’itinerario, adottando nuovi punti di vista e rispondere a un interrogativo: ciò che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente lo conosciamo davvero?