Un’interessante mostra documentaria e fotografica è stata aperta a Sambuco presso il Centro di documentazione, con la finalità di rappresentare un lungo periodo di vita trascorso da generazioni di famiglie di Sambuco, che trascorrevano i periodi estivi sulle terre degli alti valloni in originali costruzioni denominate "trune", dove affrontavano i lavori e mantenevano vivo il territorio rude di questa terra di alta montagna. Le trune sono documentate a partire dal XVI secolo e sono state utilizzate fino alla metà del secolo scorso, in modo particolare dai margari fino a quando non vennero costruite le abitazioni civili.
Nell’alta Valle Stura era presente l’utilizzo delle "trune", che sono ricoveri a forma di botte, in pietra a secco e interrate, generalmente utilizzate per necessità provvisorie, ma sul territorio di Sambuco si ha testimonianza di un grande utilizzo di queste costruzioni, presenti soprattutto negli alti valloni del rio Bianco e della Madonna, che venivano usate durante la stagione estiva sia come abitazione, che per i lavori agricoli e la cura del bestiame.
La mostra illustra i siti dove queste costruzioni si trovano, organizzate in veri villaggi comunitari, le loro diversità architettoniche e le modalità di costruzione. Viene inoltre rappresentata la vita sociale svolta attorno ad esse, il lavoro, le tragedie e i racconti. Una vera scoperta di un tempo lontano e dimenticato, un patrimonio di cultura, di storia e di architettura alpina, unica e irripetibile. Per il particolare studio e il legame tra l’architettura alpina e la ricerca sociale e storica, la mostra ha beneficiato del patrocinio del Politecnico di Torino. La mostra è aperta fino a settembre, ad ingresso libero tutti i sabati, domeniche e festivi, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19.