CHIUSA DI PESIO - Una ricerca per studiare le dinamiche tra prede, predatori e attività umane

Collaborano al progetto, entrato nel vivo in valle Pesio, Università di Torino, Parco Alpi Marittime e Comprensorio Alpino CACN5

foto R. Audino

07/04/2022 16:28

Università di Torino, Aree Protette Alpi Marittime e Comprensorio Alpino CACN5 insieme per comprendere le dinamiche tra prede, predatori e attività umane. La ricerca scientifica si svolge nell'ambito delle azioni del progetto LIFE Wolfalps EU. Lo studio delle interazioni tra attività umane (caccia, turismo e presenza di animali domestici), preda (capriolo) e predatore (lupo) è entrato nel vivo in valle Pesio con il posizionamento di otto gabbie di cattura, e l’applicazione di radiocollari ai primi due esemplari di capriolo catturati: l’attività è iniziata ad ottobre con la formazione di di un team composto da una dottoranda e cinque tesisti del Dipartimento DBIOS dell’Università di Torino, alcuni tecnici e guardiaparco delle Aree Protette Alpi Marittime e il personale del Comprensorio Alpino CACN5.
 
Il gruppo lavora per indagare le dinamiche spaziali tra caprioli, lupi e attività umane, in un contesto complesso come quello alpino, in cui il rapporto tra prede e predatori è condizionato dalla presenza dell’uomo. In questi mesi c’è stato un intenso lavoro di monitoraggio di alcune aree attraverso il posizionamento di 60 fototrappole che hanno consentito di individuare i luoghi maggiormente frequentati dal capriolo per individuare i luoghi adatti al posizionamento delle gabbie di cattura. A queste se ne aggiungeranno altre venti utili per il monitoraggio estivo. A febbraio sono state posizionate le gabbie per le catture (le cosiddette boxtrap), casse in legno con tre pareti fisse e una porta a scatto. Al momento le boxtrap posizionate sono otto, di cui tre all’interno dell’area protetta e cinque nel territorio del Comprensorio alpino CACN5. Una semplice cartellonistica ne indica la presenza per comunicarne le finalità.
 
Quando la boxtrap è attiva, nel momento in cui entra il capriolo la porta si chiude, lanciando un segnale via telefono che permette di intervenire immediatamente. È un metodo di cattura sicuro, che non richiede l’anestesia dell’animale che viene rilasciato immediatamente dopo l’applicazione del radiocollare. Le boxtrap sono state costruite dal personale dell’Ente Parco, seguendo le indicazioni dei maggiori esperti sul territorio nazionale.
 
A fine febbraio il gruppo ha svolto un indispensabile momento formativo con Sandro Nicoloso, uno dei maggiori esperti in questo tipo di catture, con due giorni di lavoro sul campo, nel corso dei quali sono state affrontate le varie fasi di cattura: dalla selezione dei siti più idonei alla verifica dei sistemi di scatto e di alert delle boxtrap per passare alle delicate operazioni di manipolazione e terminare con le fasi di rilascio, considerando sia l’aspetto logistico sia quello veterinario.
 
Tali operazioni si svolgono nel rispetto di un preciso protocollo operativo definito in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. Le catture sono state autorizzate dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca dell’Ambiente (ISPRA) e dall’ufficio competente della Provincia di Cuneo.
 
Durante l’ultima settimana di marzo sono state catturate due giovani femmine di capriolo, a cui sono stati applicati i radiocollari, e rilevati i dati biometrici. I GPS hanno già cominciato a trasmettere i dati relativi alle localizzazioni degli animali, informazioni fondamentali per lo studio. La campagna di cattura è iniziata con successo e in tempi insperatamente rapidi, considerando le condizioni non ottimali dovute all’assenza di innevamento che non spingevano gli animali a ricercare cibo all’interno delle boxtrap.

c.s.

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