In Valle Gesso, da San Giacomo di Entracque (1209 metri di quota) c’è un sentiero che conduce al Prà del Rasur e al Gias sottano del Vej del Bouc (1437 metri). Di qui si dipartano due tracciati: uno porta al rifugio Pagarì, l’altro al lago del Vej del Bouc a 2042 metri di quota. In entrambi i casi si può godere di paesaggi incantevoli. Il secondo percorso è molto gettonato dalle famiglie perché, pur presentando 800 metri di dislivello, ha una pendenza sempre costante e quindi non è difficile anche per i bambini. Il panorama offerto dal lago, poi, è davvero suggestivo. Il camminamento, però, soprattutto in alcuni tratti, non presentava più le necessarie condizioni di sicurezza per gli escursionisti. Il Parco delle Alpi Marittime, nel cui territorio si trova il sentiero, e i forestali della Regione hanno progettato insieme gli interventi di ripristino. Nel 2016 è stata sistemata la parte da 1430 metri a 1840 metri di altitudine.
Nelle scorse settimane è stato completato il rifacimento del tratto più compromesso lungo 1600 metri e il dislivello di 200 metri, dal punto dove si erano fermate in precedenza le opere fino al lago. Con la direzione lavori di Marco Rocca, è intervenuta la squadra della Valle Vermenagna composta da Endrik Dalmasso, Francesco Dutto, Andrea Anello e Paolo Rabbia. “Il sentiero - spiega Rocca - era totalmente da rifare e in alcuni tratti era rimasta solo più una traccia percorribile solo dagli escursionisti più esperti. Questo perché, essendo il pendio molto regolare, il movimento della neve che, per gravità, spinge verso il basso aveva fortemente eroso il tracciato. Con la motocarriola dotata di un braccio escavatore l’abbiamo riportato alla larghezza media di ottanta centimetri, scavando completamente il manto di calpestio e, dove necessario, costruendo dei cordoli di sostegno sullo spigolo di valle per contrastare la spinta della neve”.
In alcuni punti, in cui il tracciato attraversava dei piccoli ruscelli, sono state realizzate delle briglie in pietra per diminuire l’energia del flusso dell’acqua e per sostenere il piano del sentiero. Inoltre, si è provveduto a costruire delle canalette di scolo dell’acqua per evitare che la stessa corresse lungo il sedime e lo scavasse di nuovo. La difficoltà maggiore? “Con i mezzi - risponde Rocca - potevamo raggiungere 1430 metri di quota. Poi, però, pesava la lunga marcia di avvicinamento al cantiere che, nei primi giorni, presentava un dislivello di 400 metri e, negli ultimi, di 600 metri. La squadra, essendo molto allenata, ci impiegava un’ora, ma, comunque, era da fare in andata e ritorno tutti i giorni”.
L’altro problema? “A causa della regolarità del pendio bastava un minimo movimento per far rotolare giù le pietre. Siccome la prima parte del cantiere sovrastava altri tornanti posti sotto, in alcuni periodi siamo stato costretti a chiudere il sentiero per non creare pericoli agli escursionisti. Altre volte, nelle quali il rischio era più contenuto, c’era un componente della squadra che ci avvertiva dell’arrivo delle persone e perciò bloccavamo i lavori per farli passare. Anche per questo motivo abbiamo impiegato più tempo a completare l’intervento”.
I forestali hanno lavorato un migliaio di ore. Le opere sono state finanziate con i fondi regionali riservati alla sentieristica. “Con il Parco delle Alpi Marittime - conclude Rocca - c’è un’ottima sinergia. A inizio stagione valutiamo i lavori più urgenti sul territorio e cerchiamo di ottimizzare le poche risorse che gli Enti pubblici hanno ancora a disposizione”. Soddisfatto l’assessore regionale alle Foreste, Alberto Valmaggia: “La collaborazione tra i nostri Forestali e l’Ente di Gestione del Parco sta dando frutti positivi e costituisce un ottimo esempio di buone pratiche. Pur in presenza di notevoli difficoltà logistiche e di spostamento anche questa volta gli operatori hanno dimostrato grande professionalità”.