La Regione Piemonte nel 2020 ha istituito l’Osservatorio regionale sulla Montagna, dando attuazione alla legge regionale 14/2019. E' uno strumento a sostegno delle azioni regionali di programmazione e tecnico-amministrative, che si propone di analizzare e studiare le problematiche del territorio montano e delle aree marginali piemontesi, con l'acquisizione di tutti gli elementi di tipo socio-economico, ambientale e territoriale, per attuare programmi e interventi di tutela delle risorse territoriali e di sviluppo dell'economia e dell'occupazione. L'Osservatorio, fa capo al Settore “Sviluppo della Montagna” della Direzione Ambiente, Energia e Territorio della Regione Piemonte ed è composto da Uncem e Ires Piemonte, che svolge attività di elaborazione dei dati acquisiti. Si avvale del supporto di un Comitato tecnico scientifico di cui fanno parte anche Luca Battaglini (Università di Torino), Federica Corrado e Antonio De Rossi (Politecnico di Torino) e Cesare Emanuel (Dislivelli e Università del Piemonte Orientale). Il 10 novembre 2022 l’Osservatorio ha reso pubblico un importante documento, “Verso la Strategia per le montagne del Piemonte”, che si propone di garantire la vivibilità e la residenzialità mediante un'adeguata attività di promozione, tutela e valorizzazione del territorio montano orientando le politiche e le risorse, costruendo una governance multi-livello, integrando le politiche e le programmazioni regionali, intervenendo sulle tendenze di marginalizzazione, salvaguardando il territorio e la valorizzazione delle risorse culturali e delle tradizioni locali. Il cronoprogramma prevede entro la fine di novembre il recepimento delle osservazioni presentate dagli attori del territorio e a dicembre la formalizzazione del documento di impostazione della Strategia e la predisposizione del Piano di azione annuale.
Il documento illustra la “mission”, cioè lo scopo della Strategia per la Montagna, il contesto territoriale, in cui si analizzano fenomeni e dinamiche che caratterizzano le montagne del Piemonte, la “vision”, ossia cosa ci si aspetta da qui al 2030 per lo sviluppo dei territori montani in chiave sostenibile, le “missioni per le montagne piemontesi”, che definiscono i risultati di cambiamento attesi e le aree di intervento in cui sviluppare le azioni da promuovere.
Qualche dato, prima di passare alla “vision” proposta dall’Osservatorio: il 51,5% della superficie regionale si trova in fascia montana. Si tratta di 489 comuni (il 41,5% dei comuni piemontesi), con una popolazione di 656.018 abitanti (il 15,6% dei residenti in Piemonte). Ben 308 di questi Comuni ( il 63%) ha un indice di marginalità negativo. Il reddito medio pro-capite della popolazione delle aree montane è inferiore del 46,3% a quello dei comuni del resto del Piemonte. In montagna lavora l’8,7% di tutti i lavoratori della regione.
Tenendo conto di questa situazione, la Strategia per le montagne piemontesi deve intervenire sulle tendenze di marginalizzazione, promuovere lo sviluppo sociale ed economico, la salvaguardia del territorio e la valorizzazione delle risorse culturali e delle tradizioni locali. Deve anche garantire vivibilità e residenzialità. Sono state individuati sette punti principali, intorno ai quali è incardinata la Strategia regionale: 1) la montagna come “luogo dell’abitare”, garantendo le condizioni per favorire l’abitabilità dei territori montani; 2) la montagna come “risorsa”, quindi intesa come capitale naturale; 3) la montagna come “valore” storico-culturale, come patrimonio da salvaguardare e valorizzare; 4) la montagna come “opportunità” di sviluppo imprenditoriale e occupazionale; 5) la montagna dei “saperi” e delle “relazioni” in cui valorizzare il potenziale umano e generare nuovo capitale sociale secondo una visione dinamica e aperta; 6) la montagna “integrata” secondo una visione di sviluppo territorializzata e in funzione dello sviluppo di sistemi relazionali complessi; 7) la “metro-montagna”, che mette al centro una nuova visione di interdipendenza tra città e montagna.
Da questi punti della “vision” derivano le sette Missioni per le montagne piemontesi, da realizzare entro il 2030: 1) Accompagnare la transizione del sistema produttivo piemontese verso un modello in grado di coniugare competitività e sostenibilità (sviluppo della filiera bosco-legno, del sistema agro-alimentare, del sistema turistico); 2) Favorire la transizione energetica e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico ( aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, aumentare l’efficientamento energetico del sistema dei trasporti); 3) Curare il patrimonio culturale e ambientale e la resilienza dei territori ( preservare e valorizzare il capitale naturale e la biodiversità, ridurre il degrado del suolo, favorire recupero e riuso dei rifiuti, ridurre il dissesto idreogeologico, tutelare le risorse idriche, recuperare e rifunzionalizzare il patrimonio storico-culturale, aumentare accessibilità della viabilità alpina, aumentare connettività e connessione); 4) Sostenere la formazione e la qualificazione professionale e favorire le nuove professionalità per la green economy e lo sviluppo sostenibile (orientare la formazione alle esigenze del tessuto socio-economico montano); 5 Sostenere lo sviluppo e il benessere fisico e psicologico delle persone (sviluppare strumenti e reti per rispondere ai bisogni delle diverse tipologie di persone); 6) Ridurre discriminazioni, diseguaglianza e illegalità; 7) Affrontare i cambiamenti di domanda sanitaria: cronicità, fragilità, appropriatezza delle prestazioni, equità distributiva.
Per raggiungere i risultati previsti dalle Missioni definite della Strategia, secondo l’Osservatorio, è necessario rivedere la governance locale, a partire dal ripensamento degli assetti delle aggregazioni comunali, perché la complessità dei processi richiede di costruire maggiore stabilità nel tempo. Occorre poi utilizzare al meglio gli strumenti offerti dalle politiche regionali, nazionali ed europee, che prevedono la creazione di reti che aggregano soggetti istituzionali e della società civile, dotate di capacità progettuale per lo sviluppo locale; valorizzare le reti locali che si formano spontaneamente intorno a progetti di sviluppo capaci di agire in un contesto complesso e in transizione; strutturare forme di dialogo multiscalare permanente tra livello locale, di area vasta e regionale.Fra i compiti della Strategia sulla Montagna rientra, infatti, la concertazione in fase di progettazione e il coordinamento in fase di attuazione delle principali politiche e interventi di contrasto a problematiche tipiche della montagna e di promozione di opportunità di crescita del territorio.