Si chiama “Centro di raccolta selvaggina”, si trova a Ceva ed è un presidio di grande importanza per la prevenzione della peste suina africana (Psa). Una malattia virale dei suidi - ossia suini e cinghiali - causata da un virus e che in questi ultimi anni è diventata una vera e propria emergenza, che fa tremare un settore come quello dell’allevamento dei suini, che in Granda è molto florido.
Operativo da quasi due mesi, è di fatto il punto di raccolta dei cinghiali uccisi dai cacciatori autorizzati, ossia quelli che hanno seguito uno specifico corso sulla biosicurezza e da bioselettore. Qui le carcasse dei cinghiali vengono sottoposte, come previsto nelle zone di contenimento come le nostre vallate, ad un’analisi per verificare la presenza o meno del virus che causa la Psa.
“Da tempo l’Asl cercava un luogo sicuro e anche comodo per creare questo centro di controllo - spiega Mauro Negro, direttore della struttura complessa Igiene degli alimenti di origine animale AslCn1 - e il Comune di Ceva si è subito detto disponibile, in collaborazione con tutti gli enti di gestione venatoria e la Provincia di Cuneo. Il sito di Ceva - conclude il dottor Negro - è strategico, perché raccoglie tutte le vallate ed è una sorta di cuscinetto tra le zone infette verso Liguria ed Alessandrino e le aree definite ancora libere dalla Psa”.
“È da quando, circa due anni fa, è iniziata l’epidemia da Psa che lavoriamo con l’Asl e gli enti preposti, per ottenere le autorizzazioni e aprire il Centro di raccolta selvaggina - spiega il sindaco di Ceva Vincenzo Bezzone -. Riteniamo che sia di un’importanza strategica per prevenire la malattia, ma anche per accertare con rapidità un’eventuale presenza di contagio. Soprattutto perché le nostre vallate, che per ora restano immuni al problema, sono circondate da zone - come la Liguria e la provincia di Alessandria - in cui l’epidemia cresce ogni giorno di più”.
“L’onda epidemiologica - precisa Luca Orlando, referente Psa della struttura Igiene Asl Cn1 - sposta l’epidemia verso l’area della Lombardia ma siccome questa emergenza durerà ancora a lungo, è necessario non abbassare la guardia, soprattutto per il grande danno economico che potrebbe esserci nel caso in cui si verificasse un contagio negli allevamenti suini della provincia Granda”.
Il Centro di raccolta selvaggina - oltre ad essere un punto di strategica importanza per prevenzione e raccolta dati - è anche un fondamentale anello di unione nella filiera delle carni di selvaggina e ne garantisce la corretta tracciabilità, una volta immessa sul mercato locale e anche nazionale. Il passaggio successivo avviene nel Centro di lavorazione selvaggina, che a Ceva si trova presso l’azienda Faccia. Qui la carne di cinghiale viene sottoposta ai trattamenti previsti per legge per la successiva commercializzazione.
“Si tratta di una filiera sicura e nel caso in cui si verificassero delle criticità si può intervenire con immediatezza - precisa il sindaco Bezzone -. La salute dell’ambiente e la salubrità della carne, la tracciabilità, il monitoraggio e le statistiche sugli ungulati, sono il valore aggiunto di questo progetto, che rende la nostra città un punto di riferimento per il territorio. Tutto questo è fondamentale per la salvaguardia degli allevamenti di suini presenti in provincia di Cuneo, che contano quasi un milione di capi e rappresentano una leva basilare per l’economia locale e nazionale”.