Dal 16 luglio si trova detenuto nel carcere di Norwick, in Inghilterra, ma sarebbe vittima di un “clamoroso errore giudiziario”, così come lo ha definito il suo avvocato, Enrico Martinetti, che ora con una lettera ha portato il caso all'attenzione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, del Console e dell'Ambasciatore italiano a Londra. La vicenda ha coinvolto un diciottenne monregalese, del quale per ragioni di privacy non riveleremo le generalità.
Trasferitosi a Londra nel gennaio 2018 grazie anche all'appoggio di un cugino già residente in Inghilterra, il giovane aveva trovato lavoro in un'impresa edile. Dopo più di un anno, alla conclusione del cantiere, il monregalese si era poi messo alla ricerca di un nuovo impiego. A giugno del 2019 la telefonata di un uomo di nazionalità turca, che gli prospettava un nuovo incarico sempre nel settore edilizio e con il quale il monregalese fissava un appuntamento per il giorno 30 dello stesso mese. Quel giorno l'uomo turco, insieme a due presunti colleghi di nazionalità albanese, accompagnò il giovane fuori città con un van: la promessa era che il lavoro sarebbe iniziato già il giorno successivo, in un nuovo cantiere, con vitto e alloggio garantiti.
Da qui, secondo la ricostruzione dell'avvocato Martinetti, l'inizio dell'incubo per il diciottenne: la destinazione era un opificio industriale a Lenwade, nella contea di Norfolk, a quasi tre ore d'auto da Londra sulla costa est, dove non c'era alcun cantiere, bensì una coltivazione clandestina di cannabis. Il giovane, da quel momento in poi, fu di fatto sequestrato, obbligato a restare anche con la violenza insieme ad altri ragazzi di diverse nazionalità, impiegati come lui nella coltivazione. Pasti freddi, aguzzini che impedivano ogni tentativo di fuga, un piccolo giaciglio dove dormire, il suo cellulare requisito: gli fu consentito di chiamare solamente i suoi genitori per indurli ad annullare il viaggio a Londra che era previsto per il suo compleanno, il 12 luglio. Sotto il controllo di uno degli aguzzini, il giovane fu costretto a raccontare di trovarsi fuori città per lavoro e di essere quindi impossibilitato a raggiungere Londra.
Un incubo che sembrava finito il 16 luglio, con il blitz della Polizia inglese all'interno dell'opificio. Da quel giorno, invece, il giovane di Mondovì si trova in stato di privazione della libertà personale in Inghilterra, in attesa del processo programmato per il mese di gennaio del 2020. “Un clamoroso errore giudiziario, in cui la vittima di gravi reati commessi da una banda criminale si trova in stato di accusa con l'infamante e ingiusto capo di imputazione della produzione di cannabis”, scrive l'avvocato Martinetti nella sua lettera. Una vicenda surreale, quella del giovane monregalese, che ora è arrivata sui tavoli di Conte, Bonafede e Di Maio, oltre che del Console e dell'Ambasciatore italiano a Londra: a loro l'avvocato Martinetti e la famiglia del diciottenne chiedono di attivarsi per dare alla vicenda un lieto fine.