I primi mesi del 2025 hanno visto il personale dell'Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime (APAM) impegnato nell'eradicazione del pesce persico sole, specie aliena e dannosa, dal Lago della Madonna di Alto, al confine tra Piemonte e Liguria. L'intervento si è svolto con la preziosa collaborazione del corpo volontari A.I.B. Piemonte (squadre A.I.B. Garessio e Ormea) e in accordo con il Comune di Alto e la Diocesi di Mondovì.
Il Parco con questa operazione ha ingaggiato una lotto contro un avversario difficile da sconfiggere, una minaccia per gli "abitanti" dello specchio d'acqua che si trova in un sito Natura 2000, la Zona di Protezione Speciale ZPS IT1160061 "Alto Caprauna" affidato in gestione ad APAM. Il rischio riguarda in particolare la sopravvivenza del tritone alpestre apuano, sottospecie endemica italiana, che qui trova casa con una delle popolazioni più nord-occidentali dell'areale Appenninico-Alpino.
Il resoconto dei lavori pubblicato dalle Aree Protette Alpi Marittime
In Italia è noto come persico sole e nomi simili si trovano anche in Francia (Perche-soleil) e in Spagna (Percha sol); tutti nomi legati alla sua forma ovale e compressa ai lati che può ricordare la forma del sole e alla sua livrea colorata, soprattutto nei maschi. Il suo nome scientifico - Lepomis gibbosus - ci riporta però alla realtà: Lepomis viene dal greco λεπίς (lepís), che significa "scaglia", e πώμα (pṓma), "copertura" o "coperchio", probabilmente in riferimento alla forma del suo opercolo. Gibbosus, invece, deriva dal latino e significa letteralmente "gibboso", "gobbo", termine legato, con buone probabilità, alla forma convessa di questo pesce. Niente "bello come il sole" quindi; il significato letterale potrebbe indicare un "pesce con scaglie e corpo gibboso".
Oltre a non essere un sole meraviglioso, questo pesce rientra nella lista delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale, una delle maggiori minacce per la biodiversità. Originario delle zone temperate della Costa Atlantica del Nord America, il pesce persico sole è stato introdotto in Europa a partire dalla fine del XIX secolo a scopo ornamentale e per la pesca sportiva. Grazie alla sua notevole adattabilità e fecondità, si è diffuso in molti Paesi europei, in particolare negli ambienti lacustri o in fiumi con acque a lento scorrimento dove preda le uove delle altre specie presenti. Il Regolamento UE 1143/2014 ne vieta l'introduzione, il trasporto, la detenzione, l'allevamento e il rilascio nell'ambiente; una volta presente in un habitat, infatti, è estremamente difficile, se non impossibile, da eradicare. Ma è proprio la sfida che APAM, A.I.B., Comune di Alto e Diocesi hanno scelto di accettare.
L'area dell'intervento è il Lago della Madonna di Alto; qui vive stabilmente una popolazione di tritone alpestre apuano (Ichtyosaura alpestris apuana), sottospecie endemica italiana classificata come "Quasi Minacciata" (NT - Near Threatened) dalla IUCN, la cui sopravvivenza è a rischio a causa della presenza del persico sole che ha colonizzato il lago negli anni, probabilmente a seguito di introduzioni involontarie, e che si nutre anche delle uova e delle larve dei tritoni. Come intervenire? Sono state studiate diverse metodologie, seguendo rigorosamente il "Piano di gestione nazionale del persico sole (Lepomis gibbosus)" del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Nell'estate del 2024, nel lago sono state posizionate e controllate periodicamente una decina di nasse per circa sette mesi, che hanno permesso di catturare 988 pesci. Questo risultato ha evidenziato la presenza di una popolazione con elevata densità, non gestibile solo con l'utilizzo delle reti. Il tentativo successivo ha visto l'utilizzo dell'elettropesca; anche in questo caso, probabilmente a causa dello spesso strato di melma presente, lo strumento non è stato sufficentemente efficace.
Dal momento che il lago della Madonna di Alto è circoscritto e non comunicante con altri specchi o corsi d'acqua che avrebbero potuto risentire dell'operazione, si è deciso di intervenire con il prosciugamento temporaneo del corpo idrico. L’intervento ha richiesto due giorni di intenso lavoro, tre motopompe - messe a disposizione dal corpo volontari A.I.B. di Garessio e Ormea - e quindici persone, tra personale dell’Ente e collaboratori esterni. Grazie allo svuotamento del lago e considerando anche quelli precedentemente catturati con le nasse, sono stati rimossi circa 4070 persici sole, inviati poi all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta (IZS PLV). Inoltre, sono stati prelevati e messi temporaneamente in apposite vasche 4 rane, 40 rospi e 460 tritoni. Durante la loro permanenza in ambiente controllato, sono stati alimentati con larve di chironomidi e sottoposti a un indolore tampone cutaneo per la ricerca di eventuali patologie, nell'ambito del progetto di ricerca coordinato dall'IZS PLV che si pone l'obiettivo di indagare la diffusione in Piemonte e Liguria di alcuni funghi che colpiscono le popolazioni di anfibi e che rapprensentano una minaccia per la biodiversità.
Dopo un paio di giorni, l'acqua è stata nuovamente fatta confluire nel lago che è quindi tornato nell'arco di un breve periodo al livello pre-intervento; solo allora gli anfibi sono stati liberati nel loro ambiente, al sicuro da scomodi pesci invasivi. Ma i nostri coraggiosi non si sono limitati a osservare il lago mentre si svuotava; il bacino, infatti, era circondato da un'incredibile quantità di Typha latifolia, pianta erbacea che si espande molto velocemente e che, col tempo, tende a "chiudere" il lago e a ridurre così l'habitat dei tritoni e dei rospi. L'estensione della Typha è stata particolarmente favorita anche dalla siccità degli ultimi anni che ha abbassato significativamente il livello del lago. Così, rimboccate le maniche, si procede con l'estirpazione manuale di parte della vegetazione: sono stati rimossi 2000 kg di Typha.
Tutto l'intervento si è svolto nel mese di febbraio, per sfruttare il freddo e le sperate - ma non arrivate - gelate che avrebbero ghiacciato il fango rimasto nel lago dove potevano trovarsi ancora alcuni esemplari di persico. La completa sicurezza dell'eradicazione totale della specie nel lago si avrà quando, con l'arrivo dei mesi più caldi, si riprenderà il lavoro, con le nasse e le reti, di monitoraggio post-intervento.
La scelta di effettuare questo intervento non è stata una decisione facile da prendere ed è stata attuata secondo le indicazioni contenute nel Piano di Gestione e ascoltando il parere di numerosi esperti; con specie dall'invasività e adattabilità così elevata come il persico sole, infatti, risulta l'unica possibilità reale per un'eradicazione completa, a tutela delle specie autoctone che verrebbero altrimenti sopraffatte dalla presenza di una specie aliena invasiva.
L'operazione è stata possibile in quanto il lago è isolato in un contesto alpino e non è direttamente collegato con altri corsi d'acqua; questo rende estremamente difficile una ri-colonizzazione da parte della specie invasiva. In altre realtà, come ad esempio la Riserva di Crava Morozzo, dove c'è una continuità ecologica con altre aree fluviali e umide di pianura, lo svuotamento dei bacini non è fattibile e l'eradicazione risulta impossibile; può essere effettuato solo un blando contenimento.
Con i sopralluoghi effettuati nelle scorse settimane si è potuto fortunatamente constatare la presenza dei tritoni e osservare la fase di accoppiamento dei rospi; sembra quindi che l'operazione non abbia avuto effetti negativi eccessivamente impattanti sulle popolazioni di anfibi del lago. Questo intervento rappresenta un esempio concreto di quanto sia complesso ma necessario agire per la tutela della biodiversità e di come la conservazione della natura richieda, a volte, scelte difficili. Il monitoraggio continuerà nei prossimi mesi per verificare l'efficacia dell'azione e garantire un habitat sicuro per le specie autoctone.