Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Gian Paolo Gorrini, fisiatra, che racconta la sua esperienza vissuata a Ceva durante l'emergenza sanitaria.
Gentile direttore,
il 20 marzo scorso è stato aperto il reparto di Medicina per pazienti affetti da Polmonite Covid 19 diretto dal dottor Carlo Lorenzo Muzzulini. Sono pazienti allettati da tempo, con un quadro clinico compromesso oltre che dalle patologie pregresse anche da insufficienza respiratoria che ne ha ulteriormente debilitato l’organismo. Lo staff medico composto da internisti, chirurghi, nefrologi, cardiologi, neurologi, oculisti, fisiatri, anestesisti ha, ciascuno per la sua competenza, apportato un contributo al fine di permettere ai pazienti un ritorno alle condizioni precedenti la malattia da coronavirus.
In qualità di fisiatra la mia attenzione è stata rivolta alla mobilizzazione e al recupero delle autonomie nelle attività di vita quotidiana, i passaggi posturali, il corretto allineamento, la prevenzione dei decubiti; ho cercato di sensibilizzare personale paramedico affinché i pazienti venissero seduti il più precocemente possibile, ho richiesto carrozzelle con tavolino e deambulatori; per i pazienti che erano in condizione si è previsto un test del cammino come da protocollo condiviso in Azienda, monitorando sempre saturazione di Ossigeno e Frequenza Cardiaca.
Ad oggi abbiamo trattato 25 pazienti. La condivisione del progetto riabilitativo individuale con gli altri medici del reparto, con il personale infermieristico e OSS è stato un momento di crescita professionale per tutti. Gli infermieri più sensibili all’aspetto riabilitativo perché provenienti dal reparto di Fisiatria si integravano bene con i colleghi provenienti dagli altri reparti della chirurgia e della medicina in turno con loro; questo clima di continuo confronto fra le varie specialità ha portato a una interazione forse impensabile prima di questa esperienza lavorativa. Il coronavirus in eredità lascia questa opportunità di crescita per chi ha saputo e voluto coglierla secondo il vecchio motto “non tutti i mali vengono per nuocere”.
Vorrei ringraziare, oltre i colleghi medici, tutti coloro che hanno lavorato con me: le signore delle pulizie che hanno sanificato i locali da noi frequentati, affinché non ci infettassimo; il personale OSS che con attenzione ci assisteva nella svestizione, forse il momento più pericoloso per infettarci; il personale infermieristico che condividendo con noi la paura è stato di esempio per affrontarla e vincerla; i terapisti della riabilitazione che sono entrati in “zona rossa” e hanno reso possibile quanto indicato nel progetto riabilitativo; tutti piacevolmente meravigliati come da un insieme di lavoratori con le più diverse e variegate esperienze professionali, si sia giunti, come per miracolo, ad essere un gruppo coeso del quale sono orgoglioso di aver fatto parte.
Gian Paolo Gorrini