"Leopold", zampe rosse, lungo becco incurvato verso il basso, colore scuro e inconfondibili piume sul capo è un Ibis eremita. L'uccello era stato osservato ad agosto scorso nei dintorni di Mondovì e, da alcuni giorni, è di nuovo nelle campagne della cittadina del monregalese. Una tappa nelle sue migrazioni tra Orbetello (Toscana), dove sverna, e il territorio a nord dell'arco alpino dove si riproduce.
Leopold è uno dei Geronticus eremita (nome scientifico dell'Ibis), seguiti dal progetto europeo di conservazione della specie “reason – Reintroduction of the Northern Bald Ibis in Europe”. Un'iniziativa supportata dall'Unione europea con il programma LIFE + che ha reintrodotto l’Ibis eremita dov'era presente nell’Europa centrale fino al XVII secolo, prima che si estinguesse del tutto a causa della pressione venatoria. Oggi l’Ibis eremita è una delle specie maggiormente minacciate a livello mondiale.
Gli Ibis portano con sé, tra le loro ali che possono arrivare ad un’apertura complessiva pari a circa 1,25 metri, un piccolo trasmettitore ad energia solare, che pesa circa 20 grammi e consente agli esperti e ai partner del progetto europeo di osservarne gli spostamenti. L’Ibis eremita si nutre esclusivamente di vermi e larve di insetti, che cattura grazie al suo becco ricurvo scavando nel terreno. Nella primavera 2013 l’intera popolazione mondiale selvatica di Ibis eremita con comportamento migratorio intatto era ridotta ad un unico individuo presente nel Medio Oriente: ciò significa che l’Ibis eremita come specie migratrice è di fatto estinta. Oggi tra le cause principali di morte di questi animali, vi sono il bracconaggio e gli avvelenamenti.
Il progetto Waldrapp è il primo tentativo, su base scientifica, di reintroduzione di una specie migratrice nella sua area di origine (Austria, Germania, Mitteleuropa): vi hanno aderito partner da Austria, Germania e Italia, territorio che – come nel caso del territorio della Città di Mondovì - è spesso tappa del suo percorso migratorio.