Cure e prevenzione sono stati i due temi al centro della giornata mondiale del diabete, celebratasi ieri. Cuneodice raccoglie a questo riguardo la testimonianza di una donna che come “sentinella” contro le crisi diabetiche può contare su un infermiere davvero speciale: il suo cane.
“Il mio Cierzo, un beagle di quattro anni, mi ha più volte salvato la vita”, conferma Serena Pellegrino, originaria di Ceva e da qualche anno residente a Millesimo, in provincia di Savona. A spiegarci come il suo cagnolino sia in grado di compiere una simile impresa è lei stessa: “Fin da quando era un cucciolo, ogni tanto mi leccava mani e braccia e intanto guaiva, quasi un lamento disperato. Più volte ho notato che lo faceva nel momento in cui la mia glicemia scendeva in maniera repentina e pericolosa. Mi sono incuriosita e così mi sono rivolta ad un addestratore di cani “allerta diabete”. Ora Cierzo mi avverte quando percepisce che ho i valori alterati: abbaia, si agita, non vuole lasciarmi uscire di casa, così io capisco che c’è qualcosa che non va, mi misuro la glicemia e poi procedo con la cura. Non sbaglia mai e solo quando ho finito la procedura medica il mio cagnolino si calma”.
L’ultima volta che Cierzo è intervenuto con tempestività è stato a marzo di quest’anno. “È stata un’esperienza terribile: ho rischiato di morire per un crollo improvviso della glicemia - prosegue Serena -. Il valore considerato normale è tra i 70 e i 99, ma il mio era vertiginosamente crollato a 42: una situazione di estremo pericolo per me, con l’aggravante che stavo dormendo. Se ripenso ancora adesso a quei terribili momenti, per la paura mi salgono i brividi lungo la schiena”.
Provvidenziale l’intervento di Cierzo: “Ricordo che mi batteva sulla spalla con la sua zampa e cercava di sollevarmi dal letto, come per incitarmi a svegliarmi. Guaiva, piangeva, ma io non avevo la forza di alzarmi per prendere lo zucchero che tengo sempre sul comodino. Era come se la volontà di muovermi fosse imprigionata in un corpo che non rispondeva ai miei comandi. Poi, con uno sforzo estremo, sono riuscita a prendere lo zucchero. Quando mi sono ripresa ho visto che anche il sensore che porto sempre al braccio aveva monitorato una situazione di pericolo e aveva iniziato a suonare. Ma io, che stavo scivolando verso il coma ipoglicemico, non lo avevo sentito. Sono viva solo grazie al mio amato Cierzo”.