Riceviamo e pubblichiamo:
Quando penso a una montagna che evoca ricordi belli e importanti, penso al Marguareis, così credo sia per molti monregalesi. Per me è stata la prima cima un po’ alpinistica, salita da ragazzo con in testa un caschetto da cantiere comprato chissà dove (quello da alpinismo costava troppo) in compagnia di alcuni amici e del curato di Bene Vagienna. La notte in rifugio, insieme a gente che faceva chissà quale via importante e noi, semplicemente il canale dei Torinesi; l’indimenticabile odore di minestrone, di scarponi, di sudore, di gente allegra impegnata nell’attività preferita: andare in montagna, penso mi accompagnerà sempre.
Lo scorso anno poi, siamo saliti a dare l’ultimo saluto all’amico Giorgio Aimo, lo aveva voluto lui, quindi anche per lui, quella cima, evocava qualcosa di importante. Per ricordare i 100 anni continuativi della nostra sezione CAI non ho avuto dubbi: propongo una gita al Marguareis, ovviamente con aperitivo.
Così domenica 14 luglio l’idea diventa realtà. Qualcuno sale il sabato, ed è sempre carina la cena e la serata in rifugio, altri salgono la mattina passando per il canale dei Torinesi, variante Sordella. Un gruppetto fa il giro lungo da porta Sestrera, Colle del Pa, Colle Palù, colle dei Torinesi, altri arrivano da Carnino. Io faccio il giro lungo con un gruppetto ristretto e due fantastici ragazzini. La valle Ellero è cosparsa di rododendri fioriti, l’erba è verdissima; arriviamo al lago Ratavuloira, incastonato al centro della valle, pieno di una quantità di acqua mai vista; il cielo è terso e l’ambiente quasi surreale. In fondo intravediamo il colle del Pa, in breve lo raggiungiamo, dall’altro versante la conca di Piaggia Bella e la Capanna Saracco-Volante degli Speleo, dobbiamo scendere su quel versante e risalire al colle Palù attraverso un bel sentiero attrezzato piuttosto impegnativo.
Arrivati al colle si apre un altro sipario, in lontananza il Marguareis sembra irraggiungibile, ci tocca scendere di nuovo al colle dei Torinesi dove incrociamo alcuni che hanno fatto il canalone e saliamo insieme. Alla fine arriviamo in cima, abbastanza stanchi ma felici di aver attraversato posti così belli, incontriamo tutto il gruppo e altre persone arrivate da Genova, Milano… segno che le nostre valli sono conosciute ed apprezzate. Ora la seconda parte del programma: le foto e l’aperitivo, come promesso. Dagli zaini esce di tutto: bottiglie, salumi, formaggio, dolci, qualcuno scende a prendere una borsata di neve per rinfrescare lo spumante. Leghiamo la bandiera con il logo del CAI100 alla croce di vetta e decidiamo di lasciarla lì. È ora di scendere e quasi tutti rientrano passando dalla valle Ellero: ci aspettano più di 1600 m di discesa ed alcune faticose salite.
In questi giorni, cercando negli archivi della sezione, ho trovato un fascicolo con i documenti del 1924 delle gite sociali, con le quote pagate dai soci e gli orari (incredibili) di partenza, spesso in camion, per le valli del Monregalese, raramente fuori zona. Penso con soddisfazione che da 100 anni il CAI, con le sue attività, aiuta a coltivare e promuovere la passione di tante persone per la montagna, per la buona compagnia, per i fantastici scenari che la montagna offre. Questa giornata rimarrà nel cuore di tutti, ma specialmente in quello dei due bambini saliti con la mamma, ancora capaci di stupirsi davanti a tanta bellezza nonostante la fatica. Cento anni di CAI, e l’avventura continua ancora oggi.
Pietro Manassero
Presidente del CAI Mondovì