Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni del Vescovo di Saluzzo monsignor Cristiano Bodo in occasione della Giornata di dialogo con gli Ebrei, giovedì 17 febbraio.
Il messaggio dei vescovi italiani per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed Ebrei fa riferimento alla “Lettera agli esiliati” del profeta Geremia. Perdere la speranza era un reale rischio per gli Israeliti in esilio. Non dobbiamo, però perdere la speranza perché la speranza è Dio stesso, che guida il suo popolo lungo la storia, sempre, anche quando non si comprende il suo silenzio. L’invito che proviene dal messaggio è positivo; dobbiamo essere costruttori di speranza, portando Dio nella vita dell’uomo affinché nessun popolo viva più in esilio dal cuore di Dio, ma consenta che Egli agisca e ricostruisca un mondo senza paure, ricco di pace e di amore. Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione “Nostra aetate”, ricorda che “il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Adamo” e, con l’Apostolo Paolo, non solo ricorda “i grandi beni appartenenti al popolo ebraico - come l’adozione filiale, la gloria, i patti di alleanza, la legge, il culto e le promesse - ma in nome di questo grande patrimonio di fede, “vuole promuovere e raccomandare la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo”. Così, S. Giovanni Paolo II dal 1990, sull’onda del Vaticano II, ha istituito la ”giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed Ebrei”. Papa Benedetto XVI, durante il suo pontificato ha citato senza esitazioni un detto del saggio ebreo, Simone il giusto: “Il mondo si fonda su tre cose: la Torah, il culto e gli atti di misericordia” (Aboth, 12). Insieme dobbiamo impegnarci a favorire la pace nel mondo, a cominciare dall’amata città di Sion; insieme dobbiamo impegnarci per la giustizia e nella lotta contro la fame, per una tolleranza accogliente e solidale, in una società sempre più multi etnica e multi religiosa; insieme dobbiamo impegnarci per la salvaguardia del creato, casa voluta dal Creatore, ospitale per ogni uomo. Mi sento di dire oggi, dinanzi alle persistenti persecuzioni degli Ebrei, che dobbiamo reagire con la forza della verità, della giustizia e della cultura, conoscendo e rispettando le religioni proprie di ogni popolo per costruire una nuova civiltà dell’amore. Sapendo essere gli Ebrei nostri fratelli maggiori, anch’io posso dire: sono ebreo! Pertanto voglio condividere, con i nostri fratelli maggiori, la commovente invocazione del salmo 100: “Riconoscete che il Signore è Dio; Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo”.