Su invito di Cia Cuneo, l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa si è recato in sopralluogo nelle aziende colpite maggiormente dai danni della gelata, accompagnato dal direttore Cia Cuneo Igor Varrone, dal presidente regionale Cia Piemonte Gabriele Carenini e dal consulente tecnico Cia Cuneo Maurizio Ribotta. L’ondata di gelo registrata la scorsa settimana, nella notte tra il 7 e l’8 aprile con temperature arrivate a -6, ha causato gravi danni diffusi all’agricoltura, in particolare ai comparti frutta, vite e nocciolo.
Commenta Varrone: “Si è scritta una delle pagine più brutte della frutticoltura del dopoguerra nella nostra regione. Le previsioni meteo indicavano un abbassamento termico a seguito del weekend pasquale ma nessuno si sarebbe aspettato una vera e propria catastrofe. La situazione, molto estesa e significativa anche a più alti livelli altimetrici, si presenta di gran lunga peggiore della gelata del 2017, che invece aveva salvato alcune zone del territorio. Quattro anni di distanza tra i due eventi sono troppo pochi: le variazioni climatiche estreme si stanno verificando sempre più ravvicinate nel tempo. Bisogna mettere in campo azioni concrete per gestire i cambiamenti climatici, anche se in agricoltura, contro il gelo, non esistono interventi preventivi”.
Spiega Ribotta: “La dinamica del fenomeno atmosferico è complessa ma possiamo sicuramente definirlo come “gelata nera” determinata in gran parte da avvezione di aria fredda e in parte anche dall’irraggiamento dal suolo. La gelata per avvezione è determinata da correnti di aria gelida e asciutta da nord. La temperatura scende molto rapidamente ed a causa del basso contenuto di vapore acqueo nell’aria non viene raggiunto il punto di condensazione per cui non si assiste alla formazione di brina che darebbe invece origine alla “gelata bianca”. Questa è stata la condizione predominante della gelata che ha distrutto buona parte dei nostri futuri raccolti. Però dobbiamo anche considerare una seconda componente e cioè l’irraggiamento cioè la perdita dell’energia termica, da parte del suolo nel corso della notte, con un progressivo raffreddamento dell’aria a terra. Poiché l’aria fredda è più densa, tende a stagnare vicino al suolo e ad un’altezza di circa 12 metri, si trova il cosiddetto strato di inversione termica (tetto termico): ossia fino a quell’altezza la temperatura sale, poi comincia a scendere nuovamente. La gelata dell’8 aprile ha messo a dura prova i sistemi di difesa attiva che, con risultati diversi, hanno dimostrato efficacia diversa a seconda del metodo utilizzato. Sicuramente sono stati performanti gli impianti di aspersione di acqua sovra chioma anche se molto complessi nel loro utilizzo. Purtroppo in caso di accessione e/o spegnimento errato il danno sulla vegetazione è risultato molto grave. Risultati interessanti ed incoraggianti si sono avuti dall’utilizzo degli impianti ad acqua sottochioma. Ancora di difficile valutazione l’efficacia delle ventole che hanno trovato condizioni più sfavorevoli al loro utilizzo a causa della scarsa presenza del tetto termico”.
Conclude Carenini: “Ringraziamo il sindaco di Lagnasco Roberto Dalmazzo per l’ospitalità e l’assessore Protopapa per la presenza e la disponibilità al nostro incontro con il mondo agricolo, per verificare i danni e fare il punto della situazione. Abbiamo chiesto all’Assessore di farsi portavoce con il Governo per attivare tutte le soluzioni possibili affinchè gli agricoltori colpiti dalla calamità possano superare il momento di grave difficoltà, dopo aver visto il raccolto distrutto. Tra le nostre richieste: il prolungamento dei mutui per la stagione in corso, lo sgravio contributivo per le aziende con dipendenti, il reperimento di risorse per il prossimo PSR per trovare strumenti di prevenzione come sistemi antibrina”.