Dal 2018 un gruppo di detenuti della casa di reclusione ‘Rodolfo Morandi’ di Saluzzo ha preso l’impegno di scrivere ogni anno, a ridosso dell’8 settembre, una lettera aperta alla cittadinanza.
Un modo per gettare un ponte con il “mondo di fuori” raccogliendo le riflessioni maturate in un anno di detenzione, con l’aiuto dell’associazione di promozione sociale Cascina Macondo che permette ai carcerati di esprimersi con progetti e laboratori di scrittura. Di seguito il testo della missiva inviata quest’anno, a conclusione di un percorso reso più accidentato del solito dall’irrompere della pandemia globale anche attraverso le mura del carcere:
Anche quest’anno, dopo quella prima volta dell’8 settembre 2018, non vogliamo venire meno all’impegno che avevamo preso. È vero, siamo in ritardo di un mese rispetto all’8 settembre, data in cui si festeggia l’Armistizio e la nascita della Resistenza che simbolicamente avevamo scelto per inviare una nostra lettera alla cittadinanza. Chiediamo scusa per il ritardo, ma il 2020 è stato l’anno del Coronavirus.
In questi mesi di chiusura totale ci è venuta a mancare la nostra figura principale, la nostra guida, il nostro docente Pietro Tartamella dell’associazione di promozione sociale Cascina Macondo, colui che ci ha introdotto e accompagnato in questi anni nel mondo magico della scrittura e della poesia e che, come tutti gli altri professori e volontari, è rimasto bloccato all’esterno delle mura.
È stata per noi una grande perdita. L’unico modo di comunicare o di interagire con lui in questi mesi è stato solamente tramite lettera.
Di solito, diverse settimane prima della data prevista, cominciavamo a discutere tra di noi, cercando di individuare i contenuti che avremmo scritto: appunti, bozze, rifacimenti venivano letti e corretti in continuazione ogni giorno, per trovare le parole giuste da inserire in quella che poi sarebbe diventata la lettera definitiva. Quest’anno non ci è stato possibile dedicare così tanto lavoro alle revisioni e alle riletture, e non ci è stato possibile essere puntuali.
Per noi, mantenere questo impegno, non è così semplice, come di primo acchito può sembrare, e un anno, anche se lungo, passa velocemente, così velocemente che siamo arrivati agli sgoccioli della scadenza senza nemmeno rendercene conto…
Il dramma del Covid-19 non ha certo risparmiato il carcere.
Tutte le attività trattamentali e scolastiche sono state bruscamente e completamente interrotte, anche a causa di alcuni contagi provenienti da detenuti incautamente trasferiti a Saluzzo da altre zone infette d’Italia. Non aver avuto più alcun contatto con il mondo libero ha molto aumentato il nostro isolamento oggettivo e la sua percezione. Abbiamo anche dovuto fare a meno delle visite dei famigliari, particolarmente preziose per i reclusi. Di contro sono aumentate le nostre telefonate ai famigliari, comprese le videochiamate, completamente innovative rispetto al consueto.
Come sempre avviene, abbiamo compreso l’importanza delle attività culturali nel momento in cui ne siamo stati privati ed è dura sentirsi tagliati fuori dal contesto sociale.
Per questo motivo, nonostante si comprenda la necessità della tutela sanitaria e i limiti che questa impone, non vediamo l’ora che l’emergenza termini, in modo da poter nuovamente fruire di tutte le opportunità culturali che il contatto con gli operatori esterni ci consentiva.
Voi del mondo libero, tra ogni sorta di paure e chiusure di ogni genere e, per ultimo, privati anche di molte libertà, siete andati avanti giorno dopo giorno per contrastare questo male nuovo che è il Coronavirus. Anche qui, in carcere, i giorni sono volati, impegnati nel seguire con attenzione e dispiacere le notizie che i Tg ci davano su quello che succedeva fuori da queste mura.
Per fortuna durante l’anno nessuno di noi del gruppo è morto, qualcuno è stato trasferito, uno è andato in semilibertà, altri si sono aggiunti, quindi a conti fatti è già un gran successo visto dal nostro punto di vista. L’impegno che ci siamo presi vuole portare una parola dal mondo carcerario al mondo esterno, cercando di far convivere questi due mondi, il vostro e il nostro. Forse qualcuno penserà che queste nostre parole siano dette così, tanto per dire. Ma forse ci sarà qualcuno, magari anche solo una persona che, leggendo queste righe, sentirà la nostra vicinanza ai tristi giorni passati e a quelli che verranno, e ci auguriamo che possa essere d’aiuto e conforto per tutti.
Ally Said Mhando, Carmine Cascio, Dino, Emilio Toscani, Gian Luca Landonio, Giuseppe Casciola, Giuseppe Sanfilippo, Guglielmo Giuliano, Ibrahim Mosabal, Luigi Scognamiglio, Maurizio Tripodi, Niveo Batzella, Roberto Agnello