Sguardi che attraversano. Sguardi che si confondono. Sguardi che raccontano di rinascita, speranza e amicizia. Sguardi di donne forti, per testimoniare come uscire dalla palude della violenza di genere sia possibile. Raccontano questo i ritratti di Alex Astegiano, poliedrico artista saviglianese (negli anni ha collaborato tra i tanti con Internazionale, Slow Food, XL Repubblica, Alstom, Fai e Marlene Kuntz di cui è stato co-fondatore e primo frontman), raccolti nel libro fotografico "Sguardi", realizzato in occasione dei quindici anni di "Mai+Sole". Se per il decennale l'associazione, fondata nel 2007 da un gruppo di amiche per sostenere le donne vittime di violenza e supportarle nel difficile cammino di riscatto, questa volta a parlare è la potenza delle immagini. Fa da introduzione un'intervista alla presidente Adonella Fiorito in cui è ripercorsa la storia dell'associazione e si riflette sugli strumenti legali, e non solo, messi a disposizione delle donne per poter uscire da situazioni di violenza. Il libro può essere acquistato direttamente dall'associazione e tramite il sito maipiusole.it. La vendita servirà a finanziare le attività del centro antiviolenza.
Come è iniziata la tua collaborazione con “Mai+sole”?
“Ho cominciato a collaborare con l'associazione circa sei anni fa dando il mio contributo con la grafica e la fotografia, impaginando due volumi di poesie e fotografie (non solo mie), e realizzando qualche video di presentazione delle iniziative dell'associazione stessa”.
"Sguardi" di donne che hanno ripreso in mano la loro vita e di volontari, amici e professionisti dell'associazione, anonimi e volutamente confusi tra loro. Per testimoniare che si può uscire dalla spirale di violenza. Che sguardi hai incontrato con la tua macchina fotografica?
“Il progetto è maturato all'inizio dell'inverno scorso ma era da tempo che volevo ritrarre il lavoro di 'Mai+Sole'. Ho volutamente ritratto tutte le persone con il sorriso: assistite, volontarie, avvocatesse, psicologhe e psicologi e tutte le persone che gravitano e aiutano l'associazione. Il sorriso della speranza e dell'essere felici, quello che tutte le persone dovrebbero essere. È stato un po' come metterle a nudo, rendere il più possibile l'immagine della serenità. Abbiamo fatto 20-25 sessioni di fotografia, ogni persona ritratta sceglieva un colore da abbinare al suo viso".
È stato difficile realizzare questi ritratti? Ce n'è uno a cui sei più legato?
"Lo scattare non è stato difficile, l'impegno è stato riuscire a programmare tutte le sedute: oltre 100 persone sono difficili da gestire in così poco tempo, molte di loro hanno un lavoro e una famiglia, e senza l'aiuto della Presidente Adonella Fiorito non ci sarei mai riuscito. Non ci sono dei ritratti a cui sono particolarmente legato se non l'unico dove c'è una donna con il viso coperto dalle mani".
Parlano i volti, gli occhi, i sorrisi. Questo libro può contribuire a sensibilizzare su un tema tristemente attuale come la violenza di genere?
"E' quello che speriamo. Il problema è notevolmente aumentato, e non si parla solo di femminicidio: ci sono anche la coercizione e la privazione della libertà. L'importante è parlarne sempre per mantenere alta l'attenzione sull'argomento".
Che messaggio porteranno i tuoi ritratti a chi, acquistando il libro e sfogliandone le pagine, incontrerà gli sguardi che hai fotografato?
"Con le mie fotografie voglio testimoniare che di fronte a un problema come quello della violenza di genere si può anche sorridere. Non ho volutamente fotografato facce tristi, emaciate o addirittura persone con lividi e percosse, come tanti hanno già fatto. È come un album di famiglia o come i ritratti nati all'inizio della storia della fotografia. Prima ancora, chi poteva permetterselo, si faceva fare il ritratto dipinto da un pittore, poi la fotografia ha reso possibile il ritratto più fruibile a tutti. Mi piace quando una persona si fa ritrarre per avere una stampa incorniciata da mettere in casa, una testimonianza di se stessa, una memoria da conservare...o da regalare alle persone a cui tieni".