La famiglia, le telefonate e il calcio. Quanto amore tra Cuneo e il papa “venuto dalla fine del mondo”
Sotto Francesco la beatificazione dei preti martiri di Boves, l’emozione dell’albero di Macra in piazza San Pietro e tanti incontri, dalle “Perle” a Carlo PetriniNon era un cuneese né per radici familiari - le sue origini sono astigiane, anche se a Peveragno vive la cugina Nella - né per indole, poco avvezzo com’è stato all’understatement e alla prassi di dissentire in silenzio. Eppure Francesco, il papa “venuto dalla fine del mondo”, è stato il pontefice più legato alla Granda, almeno tra i successori recenti di Pietro.
Sono tanti gli episodi salienti - e meno - del suo pontificato che si collegano in un modo o nell’altro a Cuneo. Alla storia passerà, fra l’altro, come il papa che ha promulgato il decreto di beatificazione di don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi, i sacerdoti martiri dell’eccidio di Boves. Ma anche come artefice dell’unificazione delle diocesi di Cuneo e di Fossano, che in precedenza erano unite “in persona episcopi” ma solo dal 1 giugno 2023 hanno realizzato la “plena unione”.
Sotto Francesco la Chiesa cuneese ha vissuto grandi lutti e grandi momenti di gioia. Tra i primi, la morte del nunzio apostolico presso l’Unione Europea Aldo Giordano, vittima del Covid nel dicembre 2021. Tra i secondi, la nomina di Giorgio Marengo a cardinale: il prefetto apostolico di Ulan Bator, in Mongolia, al momento di ricevere la berretta era il più giovane membro del Sacro Collegio. Ora siederà in conclave, tra i 135 porporati che eleggeranno il successore di Jorge Mario Bergoglio.
Francesco è stato, soprattutto, il papa dell’incontro. Non necessariamente in forma “fisica”: sono diventate famose le sue telefonate a sorpresa. Nel 2016, ad esempio, il diacono Paolo Tassinari ne aveva ricevuta una in risposta alla sua richiesta di udienza a nome del gruppo “L’anello perduto”, formato da persone separate e divorziate: “Ma è uno scherzo?” aveva chiesto, comprensibilmente turbato. “No no, non sono mica un fantasma!” la pronta replica del papa, con la solita ironia. Anche il vescovo di Cuneo Piero Delbosco ha rievocato quell’udienza, che fu tra l’altro la sua prima occasione di incontro con Bergoglio. Poi c’era stata la chiamata a suor Vincenza, detta affettuosamente “suor Cencia”, la più anziana religiosa della casa delle “Perle” di Dronero: per ringraziarla della sua dedizione alle disabili della Casa della Divina Provvidenza il papa le aveva telefonato nel 2019. Tempi più felici per il benemerito istituto, fondato nei primi del Novecento per accogliere donne invalide ed emarginate, che ora è prossimo alla chiusura.
Due braidesi illustri, non religiosi, hanno intessuto con Francesco una relazione speciale. Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, ha scritto una prefazione all’enciclica Laudato si’, la seconda del pontefice argentino, dedicata ai temi dell’ambiente: “Non è un’enciclica verde come riduttivamente hanno detto alcuni personaggi: non è un’enciclica ambientale ma sociale a tutto tondo. L’idea dell’ecologia integrale, che vede fortemente le connessioni tra la sofferenza dell'ambiente e la sofferenza dell'umanità, è la grande e straordinaria riflessione” affidata dal papa “a se stesso e al mondo”. Anche Emma Bonino, leader radicale e artefice delle maggiori battaglie anticlericali e abortiste negli anni Settanta, è tra le persone che hanno ricevuto le telefonate aperte dal saluto “pronto, sono papa Francesco”: la foto della sua visita inaspettata all’ex ministro e commissaria europea, nel novembre scorso, fece il giro del mondo. Lei era reduce da un ricovero, lui a sua volta costretto sulla sedia a rotelle dalle crescenti difficoltà fisiche.
Nel cuore dei cuneesi il Natale 2023, quando in piazza San Pietro venne issato un monumentale abete bianco trasportato da Macra. Il “regalo” della Granda e del Piemonte, proveniente dai boschi della val Maira dove l’albero era stato indicato per l’abbattimento perché pericolante: passato il periodo festivo, era stato donato a un’associazione che produce giocattoli in legno per bambini in difficoltà. Tra gli omaggi più sentiti della provincia al capo della Chiesa cattolica ci sono anche due “tartufi dell’anno”. Bergoglio vanta, a riguardo, un singolare primato. È una delle pochissime personalità e l’unico papa insieme a Giovanni Paolo II ad aver ricevuto due volte il prestigioso riconoscimento.
Un’altra curiosità che lega il pontefice alla terra fra le Langhe e il Monviso ha a che fare col calcio, una passione antica per lui. Tifosissimo del San Lorenzo de Almagro, squadra portegna fondata da un prete salesiano di origini torinesi, il futuro papa aveva ammirato da bambino le gesta di René Alejandro Pontoni. Il centravanti e trascinatore del San Lorenzo, vincitore dello scudetto nel 1946, veniva anche lui dal Piemonte: papà saluzzese, mamma di Moretta. “Vediamo se qualcuno di voi è in grado di fare un gol come quello di Pontoni” aveva detto Francesco alle nazionali di Italia e Argentina, prima di un’amichevole. Una delle tante madeleine del papa argentino che amava la bagna cauda e i modi di dire piemontesi.
Andrea Cascioli

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