“L’Italia ratifichi il trattato Onu contro le armi nucleari”: l’appello del vescovo di Alba
Monsignor Marco Brunetti riprende l’esortazione di papa Francesco: “Il nostro Paese non ha ancora aderito e continua a ospitare atomiche sul suo territorio”Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba:
Il 7 luglio del 2017 l’Assemblea dell’Onu approvava il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw); quel trattato, a seguito della ratifica da parte di 51 Paesi tra cui, primo firmatario il Vaticano, è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, ma l’Italia non ha ancora aderito e continua a ospitare armi atomiche sul suo territorio.
Papa Francesco insiste spesso nel condannare le armi di distruzione di massa; in particolare ha più volte affermato: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho ricordato a Hiroshima il 24 novembre 2019”. E nel messaggio per la Giornata della pace 2021 ha scritto: “Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari”.
Papa Francesco, nell’appello a conclusione dell’udienza del 20 gennaio, parlando dell’imminente entrata in vigore del Trattato, ha incoraggiato vivamente “tutti gli Stati e tutte le persone a lavorare con determinazione per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari contribuendo all’avanzamento della pace e della cooperazione multilaterale, di cui oggi l’umanità ha tanto bisogno”.
Il Papa non si è quindi rivolto solo agli Stati e alle autorità internazionali, ma ha proprio chiamato in causa tutti noi ed è per questo che invito tutti gli uomini, le donne e, soprattutto i giovani e gli educatori della diocesi, a riflettere su come la nostra vera sicurezza e la felicità delle nostre vite non siano difese dalle armi, ma dalla fraternità, dalla cura del creato e dalla disponibilità di personale e strutture sanitarie.
Come vescovo, seguendo l’esempio di altri vescovi e diocesi in Italia:
- accolgo e voglio concretizzare queste raccomandazioni del Papa, che ancora nel messaggio “urbi et orbi” di questa Pasqua ha evidenziato come “la pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo - ed è scandaloso - non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo di oggi”;
- desidero che nella nostra diocesi si sviluppi una maggiore consapevolezza del problema, attraverso una diffusa discussione nelle parrocchie, la proposta di questa tematica nei prossimi campi estivi, l’apertura di un dibattito con gli studenti nelle ore di religione, fino a giungere a una convinta e collettiva adesione della diocesi alla campagna “Italia ripensaci”, per sollecitare il Governo italiano a sottoscrivere il Tpnw;
- affido all’Ufficio pastorale sociale di costituire un gruppo di lavoro con lo scopo di preparare documentazione e promuovere iniziative che aiutino a realizzare questi obiettivi.
In questo tempo di Pasqua le letture del Vangelo ci presentano Gesù che appare ai discepoli ed esclama “Pace a voi!”, accogliamo questo saluto che rivolgo a tutti voi, impegnandoci a divenire autentici operatori di pace.
Redazione
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