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SANTA VITTORIA D'ALBA
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Diageo non torna indietro: “Santa Vittoria chiuderà nel 2026”. Malgrado le previsioni di crescita
Uno spiraglio, dopo l’incontro al ministero, arriva dalla ricerca di acquirenti: “Siamo nelle prime fasi di questa indagine” fa sapere l’aziendaNessun passo indietro da Diageo dopo l’incontro al ministero del Lavoro: “Abbiamo confermato la nostra volontà di chiudere il sito di Santa Vittoria alla fine di giugno 2026” scrive la multinazionale britannica in una nota, gettando ancor più nello sconforto i lavoratori dello stabilimento ex Cinzano.
“Stiamo facendo tutto il possibile per sostenere i dipendenti e ci impegniamo a continuare a lavorare con le autorità competenti per mitigare l’impatto sociale della chiusura del sito produttivo” aggiunge Diageo: un “contentino” dopo la doccia fredda, visto che oggi non si sa nulla di cosa sarà dei 349 dipendenti del sito di cui, nel novembre scorso, è stata annunciata la chiusura. “Abbiamo sviluppato un Piano Sociale - assicurano i vertici aziendali - che discuteremo nel dettaglio con i rappresentanti sindacali. Il piano include proposte su come attenuare l’impatto della chiusura sui lavoratori. Abbiamo, inoltre, avviato la ricerca di un acquirente del sito e siamo nelle prime fasi di questa indagine”.
È l’unico spiraglio, a quanto pare, per salvare un impianto che non rientra più nei programmi della proprietà per questioni soprattutto logistiche: “Abbiamo l’esigenza di focalizzare gli investimenti sui siti ritenuti strategici, privilegiandoli rispetto a quelli, come il sito di Santa Vittoria, caratterizzati da impianti più obsoleti” aveva spiegato Diageo nel novembre scorso, motivando così l’amara decisione. Ciononostante Santa Vittoria, unico sito produttivo di Diageo in Italia, resta uno stabilimento in salute: lo dicono i dati che parlano di previsioni in crescita, da 11,9 a 12,5 milioni di casse nel 2025.
“Una scelta assurda in un contesto che, anche a detta dell’azienda, non presenta difficoltà economiche o criticità” ha ribadito il presidente della Regione Alberto Cirio al tavolo romano. Tra gli esponenti politici presenti c’era anche il senatore eletto nella circoscrizione di Cuneo, il leghista Giorgio Maria Bergesio, che ha definito “inaccettabile” la chiusura: “Le scelte dell’azienda, che a giugno 2024 ha fatturato 20 miliardi di euro con 6 miliardi di utile, sembrano dettate da mere logiche di profitto, senza tener conto degli interessi dei lavoratori, delle loro famiglie e di tutta la comunità”.
Redazione
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