“A cosa serve una Provincia come quella attuale?”
La polemica di un gruppo di amministratori ed ex consiglieri: “Si è tentato di perpetuare un’ammucchiata che tenesse buoni tutti e non disturbasse i manovratori”Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di un gruppo di amministratori locali ed ex consiglieri provinciali:
Egregio direttore,
hanno voluto questo bell’esemplare di Provincia, lo vogliono mantenere così come centro di potere, e cercano di convincere i consiglieri comunali cuneesi che è un ente che può contare. Per questo si è tentato di perpetuare un listone “civico di centro”, una ammucchiata indifferenziata che tenesse buoni tutti e non disturbasse i manovratori di vertice. Hanno poi proposto un presidente della Provincia - che già dovrebbe essere in altre impegnative faccende affaccendato - che, al di là delle capacità personali, pedalerà una specie di bicicletta senza gomme. Vogliono un trabiccolo (la Provincia) e perciò pedalino senza invocare la presa in giro di voti “in grado di rappresentare la complessità delle sensibilità politiche e culturali della Granda e capace di valorizzare le migliori esperienze e competenze presenti in Consiglio Provinciale”. È il colmo! Ed è un messaggio di offesa all’intelligenza politica di chiunque sia stato in anni passati in Provincia e sa che cosa è stato e ha rappresentato veramente questo Ente che ha contribuito alla storia dell’autonomia territoriale.
Con la riforma Delrio del 2014, voluta e accettata da tutto lo schieramento di centrosinistra, si sono eliminate competenze, ruoli e risorse della Provincia, si è tolto ai cittadini la facoltà di eleggere direttamente i loro rappresentanti provinciali, si è ridotto sensibilmente il numero di consiglieri da impegnare sul territorio (la Provincia Granda è passata da 30 a 12), lasciando quindi scoperte vaste aree, si è impedito di candidare a consiglieri personaggi politici e della società civile qualificati, esperti e noti, a cominciare dalla carica di presidente; si è infine “liquidato” un patrimonio di dipendenti competenti. E tutto senza particolare risparmio di costi. L’unica costante opposizione a questa riforma la si deve a Fratelli d’Italia e alla Lega, ma nel tempo finalmente, da più parti sono insorte obiezioni, ricondotte però al conformismo o alla furbizia propagandistica. Per esempio, si è dato vita, a una “Squadra Granda” che afferma, tanto per essere originali, che “il presidente della Provincia non può limitarsi al ruolo di indirizzo in seno al Consiglio Provinciale, ma deve farsi interprete delle esigenze, anche delle difficoltà, che alcune aree hanno a lavorare al fianco degli amministratori per agevolarne la risoluzione”.
Altro esempio ancora, c’è chi da sinistra candidamente chiede “con quale programma e maggioranza ci si presenterà alle elezioni provinciali”. È un atto di presenza tardivo di fronte a quelle che si riconoscono “tante stravaganze della riforma chiamata Delrio”. In realtà, in Provincia a Cuneo la situazione da affrontare è in parte quella adombrata in una relazione del Segretario generale dott. Musso, in una riunione del Consiglio del gennaio 2022. In sintesi: “Siamo in un guado. Si attende la ventilata nuova riforma per capire se la Provincia possa o meno in futuro riacquistare le proprie mansioni e poterle esplicitare appieno (con le risorse necessarie). Appare a tutti evidente che nella situazione attuale non si possono fare programmazioni pluriannuali, perché non esiste una politica territoriale. Ad esempio non si ha certezza neppure sul programma delle assunzioni di personale. A tal riguardo ad oggi i dipendenti della Provincia sono 328. Prima del 2014 erano oltre 750. Ci sarebbero molte più possibilità, ma manca il personale per eseguire i progetti”.
Se si vuole ridare vita, prospettive e piena operatività alla Provincia, non si può continuare a barcamenarsi, e con un presidente che piaccia un po’ a tutti accontentandosi di qualche autorevole appoggio politico esterno. A cosa serve una Provincia come quella attuale? È necessaria un’alternativa, una esplicita denuncia della situazione di insufficienza, un richiamo collettivo a necessari provvedimenti parlamentari, una chiara volontà di rinascita dell’Ente territoriale intermedio fra Regione e Comuni come riconosce la Costituzione. Grati per l’ospitalità. Distintamente.
Paolo Chiarenza (ex consigliere provinciale), Alberto Anello (ex consigliere provinciale), Guido Giordana (sindaco di Valdieri), Fabio Mottinelli (consigliere comunale di Ceva), Maurizio Occelli (consigliere comunale di Savigliano)
Redazione
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