A Cuneo il pedibus non ingrana. La giunta: “Servono volontari”
Un’interpellanza di Luciana Toselli riaccende il dibattito sul trasporto scolastico “a impatto zero”. Ma gli esperimenti in città, finora, hanno avuto vita breveIn inglese si chiama walking bus, ovvero “autobus a piedi”. Un concetto inventato dall’ambientalista australiano David Engwicht a inizio anni Novanta e introdotto anche in Europa, in primis in Danimarca, con lo scopo di promuovere l’esercizio fisico nei bambini e sgravare le scuole da una parte del carico di auto che ogni mattina accompagna gli studenti all’ingresso.
L’idea di fondo del “pedibus” (o “piedibus”) è semplice: si tratta di accompagnare a scuola bambini e ragazzi in modo organizzato, con l’aiuto di volontari che svolgono la funzione di accompagnatori. Il tragitto è organizzato come una vera e propria linea di bus, con le sue fermate, gli orari e le figure dell’“autista” e del “controllore”. Sia i bambini che gli accompagnatori possono indossare giacchette fluorescenti per maggior visibilità e sicurezza: allo stesso scopo, talvolta il servizio viene coordinato dalla polizia locale o dal personale del comune.
Esperimento di questo genere sono stati portati avanti, nel recente passato, anche a Cuneo. Nessuno di questi però è sopravvissuto nel tempo. La consigliera di Cuneo per i Beni Comuni Luciana Toselli ha proposto il tema nell’ultimo consiglio comunale, chiedendo se l’amministrazione comunale possa farsi promotrice di iniziative in favore di una riorganizzazione del servizio. Erio Ambrosino del Partito Democratico ricorda a questo proposito: “Lo avevamo adottato con un discreto successo durante la giunta Valmaggia: non c’erano solo genitori a rendersi disponibili per accompagnare i bambini. Avevamo anche tracciato le varie ‘fermate’, ma dei bambini non si è più vista l’ombra”. “Oltre ai piedi, ci sono le ruote” aggiunge il compagno di partito Carlo Garavagno, menzionando la settimana del Cuneo Bike to School appena conclusa: esiste in effetti anche il treno di biciclette (bicycle train), una variante a due ruote del pedibus. In Italia il primo è entrato in funzione nel 2001 a Bergamo, nel quartiere Monterosso.
L’assessore alla Mobilità Luca Pellegrino ha ricordato che uno degli ultimi pedibus era entrato in funzione nel quartiere San Paolo nel 2019: “L’esperienza però non si era conclusa in modo positivo ed è stata abbandonata”. Da parte dell’amministrazione comunale, ha spiegato, c’è assoluta disponibilità a collaborare a iniziative del genere, ma non sono giunte richieste: “Devono esserci in primis un interessamento delle scuole e una disponibilità di volontari. Noi possiamo contribuire, ma non gestirli in modo autonomo con risorse umane e finanziarie del Comune”. In provincia, a quanto fa sapere l’assessore, sono attivi in maniera continuativa tre pedibus: a Centallo, a Bra e a Cherasco.
Andrea Cascioli
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