A Cuneo quasi la metà delle famiglie lavora meno rispetto a quanto potrebbe
Secondo gli ultimi dati disponibili riferiti al 2019 in provincia Granda la percentuale di nuclei familiari “a bassa intensità lavorativa” è più bassa a Cherasco, Centallo e CervascaDa dopo la pandemia di Covid-19 il numero degli occupati in Italia è iniziato a salire raggiungendo i 24 milioni circa a fine 2024 (dati ISTAT). Eppure, per tante persone trovare un lavoro non è facile. Molte famiglie, infatti, sono “sottoccupate” rispetto al loro potenziale effettivo, sono quelle che vengono definite “famiglie a bassa intensità lavorativa”. In pratica, si tratta di nuclei familiari che potrebbero lavorare, ma lo fanno per meno del 20 per cento del loro potenziale, con ricadute che incidono sul livello di povertà e sulla qualità della vita.
Come mostrano i dati della fondazione Openpolis gratuitamente consultabili sul loro sito, sono le regioni del sud Italia a registrare la più alta incidenza di famiglie a bassa intensità lavorativa. Il dato più alto si registra in Sicilia (58 per cento), seguita dalla Calabria (57,5 per cento) e dalla Campania (53,1 per cento). Al quinto posto, dopo la Puglia, c’è invece una regione del nord: la Liguria (52,4 per cento). È probabile che su questi dati incidano il basso tasso di occupazione femminile e la presenza di lavoro in nero.
Openpolis ha reso disponibili i dati delle famiglie a bassa intensità lavorativa per tutti i comuni italiani con più di 5mila abitanti dal 2014 al 2019. Dando uno sguardo alla situazione piemontese, le percentuali più alte non si trovano in provincia di Cuneo. Si tratta di Cannobio, nel Verbano, che nel 2019 aveva il 69,4 per cento di famiglie a bassa intensità lavorativa, un dato superiore di oltre dieci punti rispetto alla media della Sicilia. Al secondo posto nel 2019 c’era Bussoleno, in provincia di Torino (55,4 per cento) e al terzo posto Villadossola, sempre nel Verbano (54,8 per cento). Per trovare la provincia di Cuneo bisogna scendere nella classifica e arrivare fino al trentaquattresimo posto con Ceva, dove nel 2019 il 49 per cento delle famiglie era a bassa intensità lavorativa. Al contrario, in Piemonte i luoghi con la più bassa percentuale di famiglie a bassa intensità lavorativa sono Cherasco, nel Cuneese, con il 37,9 per cento, Volvera in provincia di Torino con il 38,5 per cento e Centallo, sempre nel Cuneese, con il 38,6 per cento.
Guardando alla situazione della provincia Granda, la percentuale più alta di famiglie a bassa intensità lavorativa nel 2019 era a Ceva. Al secondo posto si trova il capoluogo, Cuneo, con il 47,9 per cento. Il dato di Cuneo tra il 2014 e il 2019 è peggiorato di oltre tre punti: undici anni fa la percentuale di famiglie che lavoravano meno rispetto a quanto avrebbe potuto era pari al 43,2 per cento. Al terzo posto invece c’è Dronero (46,7 per cento). Tra i comuni del Cuneese più virtuosi invece ci sono, oltre a Cherasco e Centallo, Cervasca (39,6 per cento) e Caraglio (40,1 per cento).
Micol Maccario
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