A Cuneo si litiga sulla zona 30 da San Rocco a corso Nizza: “Non è un cartello a fare la differenza”
Contro l’ipotesi si scaglia Lauria (Indipendenza!): “Una pazzia”. La giunta frena, e Barbano (Centro per Cuneo) ne ha anche per i pedoni: “Sono i veri irresponsabili”Si torna a parlare di “zone 30” in Consiglio comunale a Cuneo, dopo l’ordine del giorno - poi ritirato - che Cuneo Mia e Cuneo per i Beni Comuni avevano presentato a febbraio.
L’idea piace all’opposizione sui banchi di sinistra, dove si taccia di incoerenza la maggioranza per non aver dato sufficiente seguito a quanto elencato in una serie di documenti programmatici: il Pums (Piano urbano di mobilità sostenibile), il Biciplan, lo stesso Dup (Documento unico di programmazione). Tutti atti con i quali, ricorda Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), ci si impegna a promuovere “l’ampliamento e l’istituzione di zone 30 con estensione su tutto l’altipiano e nelle frazioni”. Dandosi, com’è ovvio, delle priorità: “Nessuno, neppure noi, pensa di intervenire immediatamente su tutto l’altipiano con le zone 30. Riteniamo che una precedenza vada data all’asse rettore in particolare nel centro di San Rocco Castagnaretta, come richiesto dal comitato di frazione per voce del suo presidente, e in corso Nizza”. In questo tratto, osserva il consigliere, “la commistione pedoni-automobili è alta e gli incidenti, anche mortali, si ripetono”.
“Quello che possiamo testimoniare - fa notare la sindaca Patrizia Manassero - è che i cittadini sono preoccupati: i temi prevalenti in qualsiasi assemblea di quartiere sono due, la sicurezza stradale e le piste ciclabili”. Dal governo, però, giungono input opposti: “In questo momento è in discussione il codice della strada che sta andando purtroppo in un’altra direzione, quella di chi sta in auto e vuole andare più veloce”. Gli amministratori locali quindi restano alla finestra, finché non si capirà qualcosa di più. Anche perché, ricorda l’assessore alla Mobilità Luca Pellegrino, “non crediamo che cambiare semplicemente un cartello e scrivere 30 anziché 50 cambi qualcosa”. Servono “opere che portino gli automobilisti ad andare più piano” e nel caso dell’asse centrale è dubbio che una “zona 30” si possa realizzare, norme alla mano: “Ci sarebbe da verificare il fatto che fino a corso Francia è un asse di penetrazione, escluso ad esempio dal controllo della Ztl ambientale: bisognerebbe capire se possa essere zona 30”. La sicurezza, aggiunge l’esponente della giunta, “non dipende tanto dai limiti e dai cartelli ma dalle abitudini che adottano tutti gli utenti della strada: automobilisti, pedoni, ciclisti, motociclisti”.
In merito alle varie responsabilità, poi, c’è come sempre da discutere, in municipio non meno che nelle chiacchierate tra amici. “I pedoni tante volte sono veri irresponsabili” lamenta Flavia Barbano (Centro per Cuneo), elencando una serie di misfatti stradali: “Attraversano con il rosso correndo, in piazza Galimberti in diagonale, spuntano da dietro alle macchine e ai bus o attraversano sulle strisce guardando il cellulare”. Anche le biciclette e i monopattini “attraversano sulle strisce senza scendere dai mezzi”. La consigliera centrista di Madonna dell’Olmo si dice comunque d’accordo con l’ampliamento delle “zone 30”: “Anche nelle frazioni, dove abbiamo lo stesso problema”. Sulle frazioni richiama l’attenzione anche Elio Beccaria (Crescere Insieme): “Parliamo sempre dell’altipiano, ma Cuneo è un comune con 22mila abitanti nelle frazioni: provate a venire in bicicletta partendo da lì”. Le priorità sono altre, obietta l’ex presidente del comitato di quartiere Ronchi: a cominciare dalla messa in sicurezza delle piste ciclabili.
Chi si dissocia in maniera radicale dai contenuti della proposta è Beppe Lauria (Indipendenza!), il quale stigmatizza la “pazzia collettiva dei trenta all’ora” e risponde con un suggerimento paradossale: “Se il problema legittimo dei comitati di quartiere e di parti della città è di salvaguardare il pedone, se volete essere radicali fino in fondo proibite l’utilizzo dell’autovettura. Se uno va forte non si fa la multa a chi va forte, ma tutti quanti devono stare fermi”. “Non si possono vedere i pedoni come un elemento che dà fastidio a chi guida le automobili” ribatte, rivolto alla collega Barbano, Giancarlo Boselli di Indipendenti: “Ci sono persone che hanno difficoltà di deambulazione o anziani che ci mettono più tempo ad attraversare e che hanno diritto di farlo, prima di chi guida qualsiasi tipo di veicolo. La città ha una sua dimensione se le persone che vanno a piedi hanno la possibilità di essere sicure”.
Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) fa appello ad alcuni studi già pubblicati sul tema dei limiti di velocità: “È dimostrato che i flussi di traffico, sia con zona 30 che con zona 50, impiegano lo stesso tempo a percorrere la stessa distanza. In tutte le città si stanno attrezzando, perché abbiamo tremila morti all’anno per incidenti stradali, anche se in città non hanno la stessa frequenza rispetto alle strade extraurbane”. Tra i 50 km/h e i 30 km/h, aggiunge l’esponente della sinistra civica, “c’è una differenza che va da una mortalità di oltre l’80% a una di poco superiore al 10%”. D’accordo con l’interpellanza anche Franco Civallero (Forza Italia), il quale si scaglia non sui pedoni, ma contro la “mala gestione dei monopattini e di tante biciclette”. In merito alle ciclabili, il consigliere forzista ricorda la richiesta di un collegamento tra Borgo San Giuseppe e Madonna delle Grazie: “È l’unica pista ciclabile che si può fare usufruendo di uno spazio che c’è già”.
Andrea Cascioli
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