A Cuneo tre cinesi contagiati da Coronavirus, anzi no: ecco la verità sulla fake news che ha allarmato la Granda
Fino alla tarda serata di ieri i cuneesi hanno creduto di avere il virus tra le mura di casa. Una becera strategia dei media locali per ottenere qualche clic in più o c'è dell'altro?“Pagliacci”, “giornalai”, “seminatori di panico”.
Nella tarda serata di ieri, quando abbiamo diffuso la notizia della negatività al Coronavirus dei tre cinesi ricoverati all’ospedale Carle, in molti si sono scagliati contro la nostra redazione con improperi e accuse di diffondere notizie fasulle per un clic in più. Teatro della solita gragnola di insulti la pagina Facebook del nostro quotidiano online.
Opportunità delle villanie a parte, i nostri utenti hanno ragione o c’è altro? Scriviamo queste righe per chi ha voglia di approfondire e capire come mai nel pomeriggio di domenica tutti i media locali e nazionali hanno diffuso una fake news bella e buona.
Come molti sanno il buon giornalismo si pone come intermediario tra i lettori e le fonti, che possono essere primarie o secondarie. Per l’emergenza sanitaria data dal Coronavirus l’ente di riferimento per le informazioni sull’argomento è stata ed è la Regione Piemonte. Una fonte secondaria per l’appunto: racconta il fatto in modo già selezionato e codificato. In seguito sta al singolo giornalista approfondire la notizia.
Va da sé che la Regione è ritenuta, fino a prova contraria, fonte autorevole. Per questo motivo, nel pomeriggio di ieri, così come hanno fatto molti dei nostri colleghi, tra questi anche coloro che più di altri sentono il peso della responsabilità della diffusione di certe notizie, abbiamo preso e ‘mediato’ l’informazione giunta alla nostra redazione dal canale ufficiale della Regione.
Erano le 15.15 quando su un’informativa giunta dal capoluogo piemontese si leggeva: “Salgono in totale a 6 i casi positivi al Coronavirus attualmente accertati in Piemonte, tre italiani a Torino, tra i quali è compreso anche il 40enne già risultato positivo nella giornata di ieri; e altre tre persone a Cuneo, già ospedalizzate, appartenenti alla comunità cinese”. “Coronavirus, tre casi accertati in provincia di Cuneo” è stato il titolo scelto dalla nostra redazione, un linguaggio in linea con quanto comunicatoci da fonte ufficiale. In seguito, proprio per non creare allarmismo con un bombardamento continuo di articoli sull’argomento, ci siamo limitati ad aggiornare il pezzo con i dettagli che man mano emergevano grazie alle comunicazioni di figure istituzionali come l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi e il sindaco di Cherasco, Carlo Davico.
I tre contagiati ricoverati a Cuneo, risultati residenti a Roreto di Cherasco, si erano messi in quarantena volontaria a casa già dal 19 febbraio informando le autorità sanitarie, come da protocolli. Al loro atterraggio all'aeroporto di Caselle con un volo internazionale che aveva fatto scalo a Mosca, la misurazione della temperatura era risultata nella norma. Una volta a casa, hanno avvisato le autorità e sono risultati, come da noi riportato, "lievemente positivi" al COV19.
Per tutto il pomeriggio la Granda ha creduto che il virus fosse tra le mura di casa, con tutte le conseguenze del caso, con scaffali dei supermercati vuoti per garantirsi le scorte per un’eventuale isolamento e corsa all’acquisto di mascherine.
Poi, intorno alle 20 di ieri, è arrivato il dietrofront della Regione: la Granda non è stata contagiata dal Coronavirus. In una conferenza stampa di aggiornamento il presidente Alberto Cirio ha annunciato che i tre cinesi sono risultati negativi a un secondo test eseguito con un tampone nasale e dunque nessun caso ha interessato la provincia di Cuneo. Nel pomeriggio, nelle comunicazioni ufficiali da Torino, non era stata fatta menzione sul numero degli esami sostenuti dai tre orientali.
L’ordinanza diffusa all’ora di cena dal dicastero della Salute sulle misure per contrastare la diffusione del virus, riportante le firme del Ministro Roberto Speranza e del Governatore piemontese Alberto Cirio, riportava come ‘accertato’ il caso dei tre cinesi in provincia di Cuneo e di conseguenza quasi tutti i media nazionali hanno dato, fino alla tarda serata, una notizia già smentita.
È evidente che qualcosa non ha funzionato nella rete di comunicazione della Regione Piemonte, di solito molto efficace e puntuale. Il che non assolve i media locali e nazionali dall’aver diffuso una notizia se non falsa, quantomeno incompleta, ma si tratta di un’attenuante di non poco conto. Di certo le accuse di aver fatto circolare appositamente una fake news per ottenere qualche clic in più cadono nel vuoto, al pari di quelle degli appassionati di dietrologia.
L’informazione locale e nazionale poteva fare meglio? La nostra risposta è, come sempre, molto franca: certo, poteva. Ma per affrontare questo discorso bisognerebbe fare delle riflessioni approfondite sulle attuali condizioni dell’editoria e del giornalismo italiano. Se anche i pachidermi dell’informazione stanno abbandonando l’approfondimento lanciandosi su pezzi che lisciano il pelo alla pancia dei lettori un motivo c’è e si lega strettamente alla continua diffusione di notizie poi smentite dopo poche ore. Premettiamo che i pretenziosi lettori non sono esenti da colpe. Questa però è un'altra storia che ci proponiamo di affrontare e raccontare in futuro, quando il Coronavirus sarà solo un lontano ricordo.
Samuele Mattio
CUNEO fake news - coronavirus