A rilento la campagna di test sierologici. L'ostacolo? I piemontesi non rispondono al telefono
Finora il call center della Croce Rossa di Cuneo ha contattato 2.800 persone: solo 270 hanno aderito all'indagine per stimare la reale diffusione del Coronavirus"Se ricevete una chiamata dallo 06.5510 è la Croce Rossa Italiana. Non è uno stalker, non è una truffa telefonica, ma è un servizio che potete rendere al vostro paese attraverso un piccolo prelievo venoso”. Era il 26 maggio quando Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, rivolgeva alla popolazione un appello in occasione dell’avvio della campagna di test sierologici su scala nazionale: esami da eseguire su 150 mila persone, un campione estratto a sorte dall’Istat per provare a sondare la presenza degli anticorpi del Covid-19 e quindi stimare la reale diffusione del virus tra i residenti nel paese.
L’indagine prevede di effettuare il test su 8.099 piemontesi, tra i quali 1.092 cuneesi residenti in 21 Comuni. A un mese di distanza dall’avvio, però, la campagna procede a rilento: secondo quanto riferito pochi giorni fa dalla Croce Rossa Italiana, al momento poco più di 50 mila persone hanno accettato di sottoporsi al test. Poco più di un terzo del campione, insufficiente perché l’indagine assuma rilevanza statistica.
La situazione piemontese non si differenzia da quella nazionale: in provincia di Cuneo il call center della Croce Rossa è attivo con quattro postazioni, che si occupano di contattare non solo i cuneesi, ma anche i residenti delle altre province del Piemonte scelti per partecipare all’indagine. La CRI si occupa del primo contatto con i “candidati”, concordando appuntamenti presso i centri prelievo distribuiti sul territorio oppure prelievi a domicilio, poi la passa palla al Sistema Sanitario, che gestisce il test stesso e l’eventuale tampone da eseguire in caso di esito positivo dell’esame sierologico.
Anche a livello regionale, come detto, la campagna sta incontrando più di una difficoltà. L’ostacolo principale è però più banale di quanto si potrebbe pensare: le persone non rispondono al telefono.
Lo conferma Paolo Signoretti, presidente della Croce Rossa di Cuneo: “Le difficoltà ci sono, è innegabile. La maggior parte delle persone contattate non risponde al telefono, probabilmente ignorando la chiamata dopo aver riconosciuto il numero di un call center: succede di chiamare una persona anche 8-9 volte senza ottenere risposta. Anche tra coloro che riusciamo a contattare, però, l’adesione è molto bassa: probabilmente la campagna non è stata pubblicizzata in maniera efficace, anche se la comunicazione non è mancata. Alcuni degli interpellati hanno già eseguito il test sul posto di lavoro e quindi declinano, molti, però, non credono in questa campagna e semplicemente non sono interessati a partecipare all’indagine”.
I dati, in questo senso, parlano chiaro: dei 2.800 piemontesi contattati finora dal call center di Cuneo, solo 270 hanno accettato di sottoporsi al test sierologico, meno del 10%. In 165 hanno rifiutato, tutti gli altri, la grande maggioranza, sono risultati di fatto irreperibili. Anche per questo la durata dell’indagine, avviata il 25 maggio, è stata prorogata fino al 30 giugno: inizialmente si prevedeva di completarla entro due settimane.
Andrea Dalmasso
CUNEO coronavirus