Aeroporto di Levaldigi, Merlo rampogna la Regione: ‘Non si può far finta che non esistiamo’
Dopo aver inaugurato la tratta Cuneo-Bari, lo scalo rivendica il suo ruolo in Piemonte e lavora per aumentare voli e passeggeri. In programma una nuova destinazione europea?“È indispensabile avere un riconoscimento da parte della Regione e dalle istituzioni. È arrivato il momento che anche loro si accorgano dell'esistenza dell’aeroporto di Levaldigi, che è una ricchezza per tutto il Piemonte”. A parlare è Amilcare Merlo, ‘patron’ dell’omonima azienda metalmeccanica con sede a San Defendente di Cervasca.
L’imprenditore è stato uno dei pochi a credere nello scalo cuneese, investendo per mantenerlo in vita quando le istituzioni si sono tirate indietro. Approfittando dell’evento inaugurale del collegamento Ryanair con Bari, nel pomeriggio di martedì scorso, Merlo si è intrattenuto con i giornalisti presenti, spiegando l’importanza dell’appoggio del territorio: “Questo aeroporto è privato non per ricavare utili o fare cose strane, ma perché il pubblico non si è mai accorto della sua esistenza: se è sopravvissuto è grazie ai privati e all’intervento della Camera di Commercio”, ha rivendicato.
“Certo, noi dobbiamo darci da fare - ha ricordato l’industriale -, ma serve un aiuto". Il messaggio, forte e chiaro, è indirizzato senza troppi fronzoli alla Regione e a chi la governa.
“Un aeroporto per funzionare deve essere integrato nel territorio, in tal modo possono crescere di pari passo - ha affermato sulla stessa lunghezza d’onda la direttrice dello scalo, Anna Milanese - È necessario avere una chiarezza di obiettivi su dove vogliamo arrivare e che ruolo vogliamo avere in Europa. Insieme è più facile”.
Già. Qual è e quale può essere il ruolo di Levaldigi? La manager non si pone limiti e ha rifiutato la denominazione di ‘Aeroporto delle Langhe’ che qualcuno ha provato a dipingergli addosso: “Siamo uno dei due scali del Piemonte, non ci limitiamo a una porzione di territorio. Possiamo essere un punto di accesso alla regione che può funzionare bene”.
Al momento però, i numeri descrivono una situazione decisamente migliorabile. I 114 mila passeggeri del 2018 non sono neppure la metà degli oltre 290 mila del 2013. Quest’anno difficilmente si registrerà un incremento, dato che fino a settembre coloro che hanno scelto lo scalo cuneese per volare sono stati poco più di 60 mila. D’altronde non poteva essere diversamente in quanto ad oggi l’offerta si limita - privati esclusi - ai voli per Cagliari e Casablanca e a qualche volo charter per il turismo religioso (Lourdes e Medjugorje).
Il bilancio Geac non vede utili dal 2015 e negli ultimi due anni ha registrato perdite per oltre 834 mila euro. Lo scorso 16 luglio l’assemblea dei soci ha deliberato un aumento di capitale di 2 milioni, passando da un capitale sociale di 1,5 a 3,5 milioni di euro, riservandosene la sottoscrizione entro il prossimo 31 gennaio.
Durante l’estate appena trascorsa i giornali avevano scritto dell’interessamento di investitori stranieri. Martedì Merlo ha chiarito la situazione, facendo capire che si trattava di proposte poco serie. “Nuove partecipazioni saranno benvenute se saranno logiche, si può crescere allargando la base - ha spiegato l’industriale -, ma non sono strettamente necessarie”. Insomma, i soldi non sono un problema.
L’obiettivo tracciato dagli azionisti è quello di crescere e il nuovo volo per Bari può essere un punto di svolta importante. Il presidente del Consiglio di Amministrazione di Geac, Giuseppe Viriglio, e il consigliere Massimo Cugnasco hanno annuito convintamente quando Merlo ha tracciato la strada da percorrere per dare un impulso decisivo: “Aumentare l’offerta dei voli e il numero dei passeggeri”. Che poi, ça va sans dire, le due cose vanno di pari passo e dalle parti di Levaldigi lo sanno bene, tant’è che qualcosa sta bollendo in pentola. “Siamo in contatto con molte compagnie, anche non low-cost, ma i tempi non sono brevissimi” ha spiegato ancora la direttrice Milanese, restando abbottonata sulle destinazioni dei nuovi voli da aggiungere all’offerta, ma pare che la direzione sia il nord. Una capitale (o una grande città) europea? Se andasse in (aero)porto sarebbe la 'consacrazione' dell'avvio di un percorso di sviluppo.
Mentre la direzione è a caccia di nuove tratte i soci dell’aeroporto ‘Alpi del Mare’ reclamano il supporto delle istituzioni. Quella che a suo tempo è stata definita dai suoi detrattori una ‘Cattedrale nel Deserto’ ha bisogno di essere integrata in un progetto pluriennale, del quale la Regione non può non farsi carico di fronte a un cospicuo investimento dei privati. Le potenzialità perché l’aeroporto di Levaldigi funzioni e diventi volano per il turismo e l’economia della Granda ci sono tutte, ma senza supporto e infrastrutture complementari rischia di rimanere l’ennesima incompiuta del nostro territorio, aggiungendosi allo sconfortante elenco che vede tra i casi emblematici l’autostrada Asti-Cuneo e il Tenda Bis.
Samuele Mattio
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