Affidi, le associazioni chiedono un tavolo con la Regione Piemonte
L’obiettivo della richiesta è rimediare al turn over degli operatori e garantire interventi più mirati a tutela dei minori"La Regione ricominci a convocare il Tavolo di lavoro per la riforma della delibera del 2003 sull’affido famigliare e rafforzi i servizi sociali, psicologici e neuropsichiatrici infantili": l’obiettivo della richiesta è rimediare al turn over degli operatori e garantire interventi più mirati a tutela dei minori. In sintesi questa la posizione dei rappresentanti delle associazioni familiari che questa mattina sono state audite in Commissione Sanità, presieduta dal vicepresidente Andrea Cane, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul sistema di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento sui minori, di allontanamento dai nuclei famigliari di appartenenza e della collocazione in comunità o affido.
Ai lavori hanno preso parte responsabili della Comunità Papa Giovanni XXIII, dell’Associazione famiglie per l’accoglienza, dell’Associazione famiglie comunità, dell’Associazione famiglie numerose e del Gruppo volontari per l’affidamento e l’adozione. Hanno anche chiesto che la Giunta regionale promuova la loro attività, per sollecitare l’adesione e l’impegno di nuove famiglie a favore dei minori vittime di abusi o maltrattamenti.
Valter Martini e Alessia Rosato della Comunità Papa Giovanni XXIII, presente in oltre quaranta Paesi del mondo e attiva in Piemonte, attraverso case famiglia e famiglie affidatarie, a Torino, Cuneo, Biella, Asti e Alessandria, hanno sottolineato “la necessità di assicurare un aiuto alle famiglie fragili e vulnerabili e di rendere omogeneo su tutto il territorio piemontese l’offerta dei servizi sociali”. Silvia Malacco e Antonello Pasella dell’Associazione famiglie per l’accoglienza, presente a Torino, Asti e Alessandria hanno evidenziato “la carenza di giudici minorili e di operatori sociosanitari”. “Siamo a tal punto convinti della bontà dell’affido – hanno aggiunto – che su esso arriviamo a ‘scommettere’ le nostre famiglie”.
Giuseppe Tedesco dell’Associazione famiglie comunità ha illustrato il lungo iter cui è chiamato a sottoporsi chi intenda costituire una famiglia comunità e ha spiegato come siano “assai pochi i casi in cui il minore viene allontanato dalla famiglia d’origine per motivi esclusivamente economici, mentre sono in aumento quelli dovuti a problemi di tipo psichiatrico, di dipendenza da alcol o da gioco d’azzardo”. Tino Zampogna e Gabriele Tessiore dell’Associazione famiglie numerose hanno espresso la convinzione che “le comunità di accoglienza dovrebbero rappresentare per i minori una situazione il più possibile temporanea in attesa di essere accolti in una casa famiglia o in una famiglia affidataria”. Elio Biasi e Dani Gagno del Gruppo volontari per l’affidamento e l’adozione hanno messo l’accento sulla necessità di creare reti capaci di fornire sostegno e aiuto a chi è in difficoltà.
“Quello che emerge in modo molto chiaro - ha sottolineato Monica Canalis (Pd), ponendo una serie di quesiti - è lo spirito di gratuità, di puro volontariato con cui tutti voi svolgete questo importante servizio che si aggiunge al vostro lavoro e alla cura che avete per i vostri figli”. “Ci mettete di fronte a uno spaccato di grande affetto, amore e sacrifici – ha sottolineato Silvio Magliano (Moderati), presentando altri quesiti -. Aprendo le porte di casa vostra prendete su di voi tutto il mistero che porta dentro un bimbo o una bimba che ha subito o assistito a trattamenti o ad atti lesivi della dignità”.
Francesca Frediani (M5s), infine, ha avuto la rassicurazione del vicepresidente Cane che le richieste e le riflessioni delle associazioni verranno comunicate alla Giunta regionale.
c.s.
CUNEO Regione Piemonte - affidi