Al Cerialdo tornano i detenuti in regime di carcere duro
La notizia è arrivata nelle scorse settimane: se n'è parlato ieri in una conferenza stampa in ProvinciaNel carcere Cerialdo di Cuneo tornano i detenuti in regime 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”. Se n’è parlato martedì 13 marzo durante una conferenza stampa in Provincia promossa dal Garante delle persone detenute della Regione Piemonte, Bruno Mellano. Al tavolo dei relatori anche il vicesindaco Patrizia Manassero e l’avvocato penalista Maria Brucale, componente della Commissione ministeriale per la riforma dell’Ordinamento penitenziario e membro del Consiglio direttivo dell’Associazione internazionale “Nessuno tocchi Caino”.
La riflessione è partita dai dati. Il regime di 41 bis è stato istituito nel 1992, dopo le gravi stragi di mafia Falcone e Borsellino. Riguarda direttamente 750 persone, di cui 300 con ergastolo, su un totale di circa 58 mila detenuti in tutt’Italia. Gli ergastolani sono in totale 1.700, 137 in Piemonte ed 1 a Cuneo, al momento, ma di questi due su tre hanno l’ergastolo ostativo, cioè “fine pena mai”. Dal 1992 il regime 41 bis è stato applicato anche nel carcere di Cuneo e fino al giugno 2015 l’istituto aveva il più alto numero d’Italia di detenuti con tale regime. I detenuti sono poi stati trasferiti altrove per permettere la ristrutturazione di due dei quattro padiglioni della vecchia palazzina. Oggi i lavori sono stati conclusi ed a giorni torneranno i primi detenuti.
Mellano ha ricordato come il regime 41 bis sia una modalità di carcerazione che non garantisce il rispetto delle persone detenute e pone anche problemi costituzionali e di diritto. La vicesindaco Manassero ha detto “Difficile parlare del 41 bis come di un “trattamento destinato alla riabilitazione”. Brucale ha ricordato come tale regime fosse stato introdotto nel ’92 in forma transitoria per recidere i legami tra mafiosi detenuti e l’esterno. “Oggi è diventata la carcerazione dei più cattivi tra i cattivi che devono essere i più puniti con pesanti limitazioni alla libertà personale, per cui l’Italia è stata più volte richiamata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”. Nel corso del dibattito è stato riconosciuto da più parti come la situazione del carcere di Cuneo sia migliorata negli ultimi anni, grazie alle attività didattiche e professionali ed alle aperture all’esterno verso il volontariato. “Il Piano d’istituto porta avanti una progettualità destinata al recupero delle persone – ha ricordato Gaetano Pessolano, educatore del carcere di Cuneo. – e l’applicazione del 41 bis non andrà ad incidere sulle attività degli altri carcerati. Dobbiamo rispettare la legge, ma senza gravare sui detenuti che, comunque, sono persone e da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva”.
c.s.
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