Allasia (Confagricoltura): 'Aggregazione e trasformazione dei prodotti, il futuro dell'agricoltura'
Chiacchierata a tutto tondo con il presidente provinciale e regionale dell'associazione degli agricoltoriIl nuovo anno è iniziato lasciandosi alle spalle un 2017 che, tra gelate tardive e incendi boschivi, non è stato certamente facile per il mondo dell'agricoltura. Abbiamo così scambiato quattro chiacchiere con il presidente provinciale e regionale di Confagricoltura, Enrico Allasia, per tastare lo stato di salute delle aziende agricole cuneesi e cercare di capire quali sono le loro prospettive future.
D. Presidente Allasia, possiamo dire che il 2017 è stato un annus horribilis per l'agricoltura cuneese?
R. I cambiamenti climatici hanno avuto parecchia influenza nel bilancio finale del 2017 dell'agricoltura perchè hanno accenutato delle difficoltà comunque già esistenti, soprattutto legate agli invasi ed alla situazione idrica generale. Problemi conosciuti, ma che continuano a rimanere irrisolti. Problemi cronici che sopravvivono al susseguirsi di politici, dirigenti provinciali e regionali. Problemi che, sia chiaro, toccano maggiormente noi che di agricoltura viviamo, ma che riguardano tutta la popolazione.
D. Lei ha parlato di politici. A marzo si vota. Che cosa chiedete a chi si appresta a governare il nostro paese?
R. A livello nazionale, come associazione, avremmo l'ambizione di consegnare a tutte le forze politiche l'elenco di quelli che sono gli interventi che andrebbero prioritariamente eseguiti. La stessa cosa che faremo a livello locale prima delle elezioni regionali del 2019.
D. Un giudizio, invece, sul ministro delle politiche agricole uscente.
R. E' difficile esprimere un giudizio semplicemente perchè il clima di incertezza che ha contraddistinto questo ultimo periodo in cui, in ogni momento, sembrava possibile si dovesse andare al voto, non ha di certo aiutato l'attuazione di qualsivoglia politica ed ha di fatto bloccato ogni tentativo di "fare qualcosa".
D. Quali sono i problemi più grandi che le aziende agricole cuneesi devono affrontare?
R. Ci sono parecchi problemi a livello burocratico e amministrativo. Ad esempio ora è di stretta attualità il cosiddetto "Refresh" in base al quale le aziende si vedono costrette a dover restituire somme ottenute anche 7-8 anni fa in ambito P.A.C.. Si tratta di migliaia di euro per ogni azienda, lei capisce che ci si impiega poco, in questo modo, a mettere in ginocchio un'impresa. La nostra associazione si batterà in ogni modo e sede affinchè ciò non avvenga.
D. A livello burocratico, invece?
R. Ad esempio il fatto che per ottenere questi contributi, o meglio, queste "Integrazioni al reddito", di cui la nostra categoria beneficia, occorra presentare un certificato anti-mafia. Nessuno vuole favorire la mafia, questo mi pare palese, ma l'obbligatorietà all'adempimento di alcune pratiche toglie risorse da dedicare al lavoro. Abbiamo apprezzato che, negli ultimi giorni dello scorso anno, la soglia per l'obbligatorietà della presentazione del certificato sia passata da 5 a 25 mila euro.E' già qualcosa, ma non basta. La nostra soglia ideale sarebbe quella di 100mila, tuttavia riteniamo che la quota di 50mila euro possa rappresentare un giusto compromesso per la nostra categoria. Anche perchè, diciamocelo chiaramente, controllare tutto significa di fatto non controllare nulla.
D. Perchè almeno 50mila euro?
R. Perchè un giovane che si insedia ottiene un contributo di 40mila euro. Gli vogliamo chiedere il certificato anti-mafia prima ancora che inizi a lavorare?
D. In questi ultimi mesi c'è stata qualche diversità di vedute tra la vostra associazione e la Regione Piemonte.
R. Il problema principale è legato al P.S.R. ed al fatto che è partito molto in ritardo rispetto a quanto preventivato. Correggere gli obiettivi strada facendo non è affatto facile. Doveva partire nel 2014 ed è partito a fine 2015. Oggi siamo a metà percorso del Piano di Sviluppo Rurale, ma la cifra spesa è appena il 6% del totale, proprio per i ritardi di cui ho parlato. E' vero che molto dipende dall'Unione Europea, ma la Regione dovrebbe intervenire di più. Inoltre chiediamo anche una semplificazione per quanto concerne l'accesso ai bandi, la cui interpretazione richiede spesso l'impiego di molto tempo prezioso.
D. Burocrazia a parte, qual è lo stato di salute delle aziende agricole cuneesi?
R. A parte alcune problematiche legate agli andamenti climatici, siccità, danni da selvaggina, le aziende cuneesi stanno bene. Abbiamo il settore della carne con la Razza Piemontese che sta vivendo una grande crescita, così come il mercato suino. Il latte è in ripresa e l'ambito vitivinicolo gode di ottima salute.
D. Il mercato avicolo invece? La questione "Fibronil" è superata?
R. Il mercato avicolo sta superando brillantemente la problematica "Fibronil". Dobbiamo ammettere che tutta la filiera ha commesso degli errori, ma tutto ora si sta rimettendo a posto. Sono stati abbattuti molti capi e gli smaltimenti sono piuttosto onerosi. Le aziende hanno dunque subìto danni economici non indifferenti, però il settore ha tenuto ed ora si intravede un percorso in discesa.
D. Quale è il futuro delle aziende agricole cuneesi?
R. In una parola: "Aggregazione". Fare sistema è il modo migliore per affrontare i problemi, anche gravi, e risolverli. E' bello essere piccoli e soli, ma spesso ciò non consente di essere competitivi sul mercato. L'aggregazione è l'unica soluzione possibile: l'unione delle idee e delle persone può portare a grandi risultati, perchè sono sempre le persone a fare la differenza.
D. Aggregazione che può significare anche diversificazione della propria attività.
R. Esatto. Oggi l'azienda agricola deve pensare che oltre a vendere direttamente i propri prodotti, li può anche trasformare. Vendere il latte, ad esempio, è molto importante, ma trasformarlo in formaggi, consente di diversificare le fonti di reddito ed avere dunque maggiori garanzie. Per questo, oggi, molto aziende si stanno letteralmente trasformando, aprendosi, ad esempio, all'enogastronomia, al turismo ed alle fonti rinnovabili. Lei di dov'è?
D. Di Peveragno, perchè?
R. Pensi alla sua Fragola. Pensi ai tanti benefici che potrebbero avere coloro i quali coltivano le fragole se, oltre a venderle direttamente, le trasformassero per un utilizzo durante tutto l'arco dell'anno.
D. Quello del'agricoltura è dunque un settore che sta subendo una forte mutazione?
R. Guardi, sembra che il settore dell'agricoltura sia fermo, in realtà sta cambiando molto. Le basti pensare che siamo passati dalle 82mila aziende del 2000 alle 54mila attuali. Ma le aziende attualmente sul mercato occupano il doppio della superficie ed è raddoppiato anche il numero delle aziende che assume manodopera.
D. Qual è lo stato di saluto del mercato del lavoro nell'agricoltura?
R. Ottimo. Se fino ad una quindicina d'anni fa questo settore viveva principalmente di imprese familiari, oggi ci sono molte aziende che assumono personale per lo svolgimento delle proprie mansioni.
D. Quale impatto ha avuto sul settore in tal senso la limitazione all'utilizzo dei cosiddetti voucher?
R. Noi abbiamo fatto battaglie per i voucher e contro il caporalato. La cosa incomprensibile è che si vuole e si deve, legittimamente, combattere il caporalato, ma allo stesso tempo viene fortemente limitato l'utilizzo di un sistema come quello dei voucher che rappresenta una delle armi più importanti proprio contro il lavoro nero ed il caporalato stesso. E' probabile che qualcuno abbia abusato dei voucher, non noi che ne abbiamo usato il 2% del "pacchetto" nazionale. Noi che più di tutti gli altri settori viviamo di stagionalità e che dunque avremmo potuto utilizzarli molto di più.
D. Cosa pensa della situazione dei tanti lavoratori stagionali dell'agricoltura che hanno dormito e di fatto vissuto per mesi al Movicentro di Cuneo?
R. Noi abbiamo cercato in tutti i modi di sensibilizzare le nostre aziende associate affinchè oltre ad un lavoro dessero a queste persone anche un posto nel quale dormire, anche nell'interesse dell'azienda stessa ed abbiamo ottenuto alcuni importanti risultati. Diverse aziende del Saluzzese hanno ospitato i lavoratori, tuttavia lei capisce che non tutte sono strutturate per riuscire a soddisfare anche questo tipo di esigenza.
D. Come giudica il passaggio della Guardia Forestale sotto l'Arma dei Carabinieri? Si tratta di un ridimensionamento?
R. Purtroppo sì. E dico purtroppo perchè secondo me è più importante fare prevenzione che sanzioni. La Regione ha stanziato i primi 40 milioni di euro per i danni causati dagli incendi. Quanto si sarebbe risparmiato con una attività di controllo preventiva?
D. Quale invece l'importanza della tecnologia per il vostro settore?
R. Fondamentale. Al contrario di molti che ne parlano impropriamente, noi agricoltori l'innovazione l'abbiamo continuamente portata nel nostro settore, sin dal dopoguerra. Con la meccanizzazione, con l'uso dei fertilizzanti e con la chimica, abbiamo continuamente innovato il nostro settore, anche perchè altrimenti non saremmo andati molto avanti. Oggi innovazione significa per forza tecnologia che è fondamentale per una maggiore ottimizzazione delle risorse e della produttività, ma anche della sicurezza sul lavoro. Ed è pensiero diffuso che nel futuro l'impatto dell'informatizzazione in agricoltura sarà tale da portare ad una nuova rivoluzione industriale.
D. Prima della prossima rivoluzione industriale, c'è il 2018. Quali gli auspici e le aspettative per il nuovo anno?
R. Dal punto di vista politico, speriamo che chi avrà la responsabilità di governare il paese attribuisca al settore primario l'importanza che merita perchè le aziende ed il Made in Italy crescono soltanto se la politica li aiuta. Se poi le stagioni seguiranno il loro corso naturale e se noi agricoltori inizieremo ad aggregarci ed a pensare anche alla trasformazione dei nostri prodotti, potremo tagliare davvero importanti traguardi.
Fabio Rubero
CUNEO Enrico Allasia - Confagricoltura