Ancora nulla di fatto per la scritta sulla torre civica. Lauria: “Più facile fare l’Illuminata”
Il consigliere cuneese di Indipendenza! chiede da novembre un segno di vicinanza alle vittime palestinesi. “Questione di giorni” fa sapere Vernetti“L’auspicio è che non debba aspettare il prossimo consiglio comunale” aveva detto Beppe Lauria due settimane fa, durante l’ultima seduta dell’assise cittadina cuneese.
Il riferimento è al messaggio di vicinanza con le vittime del conflitto israelo-palestinesi, che il consigliere di Indipendenza! chiede a gran voce all’amministrazione. Fin dallo scorso novembre, quando aveva proposto di “colorare la Torre Civica anche con la bandiera palestinese in segno di ‘equidistanza’ dalle parti in conflitto”: all’indomani dell’attacco del 7 ottobre, infatti, Cuneo aveva proiettato la sola bandiera israeliana, gesto criticato dall’esponente della destra sociale come dalle opposizioni di sinistra.
A dicembre è arrivata un’altra richiesta: invitare al “cessate il fuoco” proiettando una scritta luminosa. Anche questa è caduta nel vuoto: “I morti del conflitto israelo-palestinese - ricorda Lauria - hanno superato di gran lunga quelli della guerra tra l’Ucraina e la Russia. Ho sempre pensato che un semplice, timidissimo segnale questo consiglio comunale dovesse darlo”. Nell’ultima discussione, il presidente del consiglio comunale Marco Vernetti ha assicurato che il segnale sarebbe arrivato: “Servono i tempi tecnici per comprare i vetrini che occorrono per la proiezione. Non è una mancanza di sensibilità: abbiamo votato all’unanimità degli ordini del giorno, sebbene non ci sia mai stato un impegno formale”.
Passate due settimane, però, i vetrini non sono ancora arrivati e Lauria si è spazientito: “In questa Città è più facile ‘tirare su’ l’Illuminata che non preparare un vetrino” annota l’ex aennino in una nuova interpellanza, stigmatizzando il fatto che “come, in passato, molti rappresentanti di questa maggioranza si siano distinti per essere paladini della pace a parole”. A stretto giro, contattato dalla nostra redazione, Vernetti assicura che il lavoro è in dirittura d’arrivo: “Me ne sto occupando in prima persona. Mi sono già fatto mandare la grafica, è questione di predisporre i vetrini o stringhe: è questione di giorni, sono convinto che prima del consiglio ci saranno”.
Difficile sperare, del resto, che l’evolversi della situazione avrà reso il messaggio obsoleto prima di allora. A Gaza erano accertate dal ministero della salute locale, il 19 giugno scorso, 37.396 vittime. Un numero contestato dal governo israeliano ma ritenuto attendibile dalle Nazioni Unite e dall’Oms, in base alle analisi indipendenti e ai riscontri. Il punto è che questo computo raccoglie solo i decessi diretti, molto probabilmente sottostimati, cui vanno aggiunti quelli indiretti che ammonterebbero - secondo una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Lancet - addirittura a 186mila. Il 7,8% della popolazione residente a Gaza nel settembre 2023, in altre parole, è morta o prossima a morire a causa degli attacchi israeliani. Tra questi ci sono oltre 20mila bambini, ad oggi dispersi: migliaia sono morti sotto le macerie dei bombardamenti, altri feriti in modo irriconoscibile, altri ancora sepolti in fosse comuni, oppure detenuti.
Andrea Cascioli
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