Annata agraria, l'allarme di Cia Cuneo: "Molte aziende non stanno più sul mercato"
Stamattina presso la sede cuneese dell'organizzazione la conferenza stampa di fine annata"Tutti ci dicono che va tutto bene, ma le aziende agricole continuano a perdere crescita e produzione lorda vendibile. Di più, tra cambiamenti climatici, tassi di interesse alti, materie prime e attrezzature in continuo aumento di prezzo, spesso si trovano a lavorare addirittura in passivo. Se non si troverà il modo di garantirne il reddito, saranno ben poche le aziende agricole che nel passaggio generazionale riusciranno a stare sul mercato".
Cosi il presidente provinciale di Cia Agricoltori italiani di Cuneo, Claudio Conterno, alla conferenza stampa di fine annata agricola svoltasi oggi nella sede dell’Organizzazione a Cuneo, alla presenza, in videocollegamento, dell’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo, Paolo Bongioanni e con la partecipazione del presidente regionale di Cia Piemonte, Gabriele Carenini.
La provincia di Cuneo, è stato ricordato, è prima in Piemonte per numero di aziende agricole e di capi suini e bovini. L’ottanta per cento delle aree frutticole del Piemonte, cosi come quasi un terzo delle aziende cuneesi produttrici di frumento duro e il 40 per cento circa di quelle coltivatrici di orzo, si trova in provincia di Cuneo, che detiene anche il primato regionale dei vini Doc e Docg, insieme ad Asti e Alessandria. Un contributo, quello dell’agricoltura cuneese al valore aggiunto complessivo, due volte superiore a quello della media regionale.
"Nonostante le difficoltà – ha osservato il presidente regionale di Cia Piemonte, Gabriele Carenini -, bisogna sottolineare come alla fine il comparto primario regga sulle gambe dei singoli imprenditori agricoli, grazie alla loro altissima professionalità e capacità di affrontare le grandi emergenze del momento, a cominciare da quella dei cambiamenti climatici, la più importante per chi lavora a cielo aperto. Per questo è fondamentale che si mettano in campo strumenti che, prima del prodotto, tutelino il reddito dell’agricoltore, per consentirgli di sopravvivere non solo alle calamità climatiche, ma anche a quelle legate al mercato. Senza agricoltori, non c’è prodotto e chi è costretto a chiudere, in agricoltura, non riapre più".
VITIVINICOLTURA
Nello specifico del rapporto annuale sui singoli comparti produttivi, lo stesso Conterno ha relazionato sulla vitivinicoltura: "C’è stata una grande differenziazione delle quantità prodotte – ha detto Conterno -, a seconda della zona e della capacità umana di portare in porto l’annata. Buoni i risultati su bianchi e rossi di prima maturazione, come, ad esempio, Dolcetto e Pelaverga, mentre sui vitigni tardivi, ancora una volta l’organizzazione aziendale ha fatto grande differenza: chi ha dovuto raccogliere dopo il 15 ottobre ha perso, a causa delle piogge, molta qualità".
ZOOTECNIA E CEREALICOLTURA
Sulla situazione della zootecnia e della cerealicoltura è intervenuto il vicedirettore provinciale vicario e responsabile provinciale dei Settori Zootecnia, Tavoli tecnici e Caa, Silvio Chionetti: "Gli effetti del cambiamento climatico hanno inciso pesantemente anche sul settore dei cereali, dove le superfici seminate a mais e cereali si sono ridotte del 15 per cento, in parte anche a causa delle incertezze legate alla riforma Pac 23/27, che nella prima stesura prevedeva rotazioni annuali di difficile attuazione nella nostra provincia, in quanto qui il mais viene usato soprattutto in funzione della zootecnica. In ogni caso, anche i prezzi sono scesi del 15 per cento. Qualche eccezione l’abbiamo avuta nelle filiere del grano di qualità, che ha spuntato buoni prezzi, anche se c’è da dire che il mercato era “drogato” dalla crisi Ucraina, ragione per cui le quotazioni si sono mantenute alte".
Quanto alla carne, ad inizio anno c’è stata una contrazione dei prezzi e del consumo, soprattutto riguardo alla Piemontese, che ha perso oltre 5.000 fattrici. Una situazione aggravata a metà anno anche dalla Blue Tongue, ma, per il principio della "domanda offerta", dopo agosto le quotazioni sono tornate a registrare un sensibile aumento, a causa della carenza di prodotto sul mercato.
Ottime le valutazioni per il latte spot, ma resta il problema delle basse marginalità del settore, in quanto la qualità richiede alti costi di produzione.
Importanti anche le richieste e i prezzi nel mercato suinicolo, che però vive con la spada di Damocle della Peste Suina, attestata per ora a Nord e a Est della provincia.
"In generale, ma ancor più nel comparto zootecnico – ha rilevato Chionetti -, l’agricoltura è non solo assoggettata alle direttive e normative dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, ma spesso anche a quelle della Sanità e dell’Ambiente, per cui occorrerebbe una regia unica che permetta di affrontare i problemi senza rimbalzi di competenze da un settore all’altro, armonizzando e unificando i processi decisionali".
FRUTTICOLTURA
"La frutticoltura cuneese – ha osservato il responsabile provinciale del Settore Tecnico, tecnici in campo di Cia Cuneo, Maurizio Ribotta - paga a caro prezzo gli effetti dei cambiamenti climatici, l’aumento dei costi di produzione, la carenza di acqua irrigua, la mancanza di manodopera, le ricorrenti crisi di mercato. Occorre avviare programmi di miglioramento genetico, istituire un fondo di primo intervento sulle emergenze fitosanitarie, ridurre le tempistiche per l’ottenimento di deroghe, predisporre disciplinari di produzione più elastici, migliorare il sistema assicurativo, favorire lo sviluppo di sistemi per l’accumulo delle acque superficiali… Sono provvedimenti urgenti che vanno messi a punto e condivisi con tutti i soggetti della filiera frutticola, insieme ai decisori politici".
APICOLTURA
Un vero e proprio grido di allarme è stato lanciato dallo stesso Ribotta per la grave crisi del settore apistico, che ha vissuto probabilmente la peggior stagione di sempre, a memoria di apicoltore.
"L’annata negativa in corso – ha detto Ribotta - va a sommarsi ad altre 5 annate col segno meno negli ultimi 5 anni, con una produzione quasi ridicola, a causa delle abbondanti piogge che hanno compromesso le fioriture nel periodo primaverile. La scarsità di offerta, tuttavia, non ha inciso sufficientemente sui prezzi all’ingrosso, che risultano comunque molto bassi e lontani dalla possibilità di compensazione dei costi di produzione, sempre più alti. La perdita del patrimonio apistico mette a rischio qualsiasi coltivazione, per questo abbiamo avanzato pressanti richieste di sostegno che vanno sostenute e concretizzate al più presto".
CORILICOLTURA
"Il 2024 è senz’altro l’annata peggiore di sempre per le nocciole – ha documentato il presidente del Consorzio Nocciola IGP Piemonte, Lorenzo Traversa -, con cali di produzione dal 50 al 70% rispetto alle medie storiche. Colpa della cascola anticipata dei frutticini durante la loro fase di accrescimento, con conseguente riduzione della resa a ettaro; delle anomalie idriche che provocano stress alla pianta compromettendone il futuro produttivo; dell’incremento di patogeni fungini e cimici, in particolare di cimice asiatica e cimice del nocciolo (Gonocerus acuteangulatus); del mercato troppo generalista".
Dal punto di vista commerciale, il rischio è la perdita di quote di mercato, in mancanza di produzione che possa soddisfare le richieste e la continuità di fornitura ai clienti. In compenso, però, anche in un’annata molto complessa come questa, la buona gestione del noccioleto, che parte dall’attento e puntuale monitoraggio e dalla conseguente finalizzazione degli interventi agronomici, nutrizionali e di difesa, ha migliorato le performance produttive.
"Alle istituzioni – ha sostenuto Traversa - si richiede di mettere in campo forme di aiuto per il rinnovamento degli impianti senescenti e per la ricerca e l’innovazione, velocizzando così il processo di miglioramento e selezione genetica dei fenotipi migliori e di Tonda gentile trilobata. Inoltre, è opportuno che i bandi dell’agroindustria favoriscano le aziende trasformatrici delle nocciole certificate e sostengano campagne promozionali in Italia ed all’estero".
CASTANICOLTURA
Anche per le castagne cuneesi, purtroppo, il 2024 ha rappresentato una delle peggiori annate, in particolare negli areali di media e bassa valle.
"La quasi totale mancanza di frutti – ha spiegato il vicepresidente provinciale vicario di Cia Cuneo e vicepresidente del Consorzio di valorizzazione e tutela della Castagna Cuneo IGP, Marco Bellone - è stata causata dalle piogge primaverili durante il periodo della fioritura, dalla grandine ed in ultimo dall'abbassamento delle temperature agli inizi del mese di settembre. In alta valle, invece, la fioritura in ritardo di qualche settimana ha consentito una discreta produzione di frutti. In ogni caso, al di là della particolare situazione climatica, per garantire la produttività dei castagneti esistenti occorre attuare misure di sostegno non solo in favore delle aziende agricole, ma anche dei privati, come avveniva negli anni Ottanta e Novanta con le Comunità montane. Non si può trascurare il patrimonio boschivo e abbandonare i castagneti per mancanza di manutenzione, per poi rivalutarne l'importanza solo in occasione delle fiere e delle sagre paesane".
TERRE ALTE
Nel dettaglio dell’economia agricola di montagna, è entrato il vicepresidente provinciale di Cia Cuneo e castanicoltore, Marco Bozzolo: "I finanziamenti dell’indennità compensativa sono un provvedimento apprezzabile, perché l’ammontare delle risorse disponibili è notevole. Tuttavia, sarebbe importante che fossero effettivamente destinati in misura maggiore solo a chi vive e lavora in montagna tutti i giorni dell’anno. Occorre effettuare maggiori controlli su tutte le attività agricole svolte in montagna per capire chi ha davvero diritto ai finanziamenti. Quanti operano quotidianamente alle alte quote non hanno timore delle verifiche. I contributi servono, ma le aziende devono avere l’obiettivo di stare in piedi da sole, costruendo percorsi innovativi, come la multifunzionalità. Quindi, con un occhio rivolto alle produzioni agricole e l’altro a diverse forme di promozione e realizzazione di offerte legate all’attività principale. Come, ad esempio, l’agriturismo, i percorsi didattici, le degustazioni, la vendita diretta in aziende. Nei paesi delle terre alte, purtroppo, non ci sono più servizi come il negozio di alimentari e il centro aggregativo e manca, spesso, la connessione a Internet, ormai indispensabile se vuoi rimanere collegato con il resto del mondo. In compenso, però, ci sono paesaggi splendidi da vivere e terre “vergini” mai trattate con prodotti chimici, che permettono naturalmente un altro vantaggio: la produzione biologica o la pratica di una buona agricoltura. Ma deve entrare nella mentalità di tutte le persone che la montagna è una risorsa e non un problema".
DIALOGO APERTO CON L’ASSESSORE BONGIOANNI
Conterno e il direttore provinciale di Cia Cuneo, Igor Varrone, hanno concluso la conferenza stampa consegnando all’assessore regionale un documento con le richieste più urgenti della categoria elaborate dai singoli responsabili di settore.
"Ringrazio Cia Agricoltori Italiani di Cuneo con il suo presidente Claudio Conterno, tutti i responsabili di settore e gli associati – ha dichiarato l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni - per la puntuale analisi delle problematiche che hanno voluto sottopormi. La costante interlocuzione fra Assessorato e le associazioni di categoria è uno strumento fondamentale: la base per indirizzare le azioni e intervenire con gli strumenti a disposizione nel modo più urgente ed efficace, ma anche per indirizzare politiche di più ampia prospettiva nell’interesse della nostra agricoltura e delle sue imprese".
c.s.
CUNEO Cia