Banche, Victor Massiah saluta Ubi e se ne va: ora Intesa deciderà cosa fare del gruppo (e di Cuneo)
Per l’ad dimissionario, grande sconfitto nella partita sull’Ops, una buonuscita da 2,1 milioni. Ma preoccupa il destino delle sedi, anche nella GrandaIl consiglio di amministrazione di Ubi Banca ha annunciato ieri (lunedì 3 agosto) l’intenzione di rimettere il mandato “rimanendo, se del caso, in carica per garantire la continuità operativa e gestionale”.
Una decisione attesa che riguarda in primo luogo il consigliere delegato del gruppo, Victor Massiah, colui che fino all’ultimo si è battuto contro l’acquisizione dell’istituto da parte di Intesa Sanpaolo. Al manager 61enne, al vertice di Ubi dal 2008, dovrebbero andare circa 2,1 milioni di euro di buonuscita: un atterraggio morbido, come si suol dire, ad addolcire la sconfitta nel risiko bancario maturata dopo che tutti gli alleati (compreso il dominus di Fondazione CRC Giandomenico Genta) sono caduti in un modo o nell'altro nella sfida impari con il colosso torinese, uniformandosi alla massima della saggezza popolare che recita “chinati giunco che passa la piena”. Ovvero, mai ingaggiare una lotta se si è certi di perderla.
Il primo semestre di Ubi si è chiuso con un utile a 184,3 milioni di euro, in crescita del 38,1% rispetto all'analogo periodo del 2019. Nel secondo trimestre l'utile netto è stato pari a 90,7 milioni, in linea con i 93,6 del primo trimestre dell'anno, nonostante l'impatto del lockdown sui ricavi e maggiori rettifiche su crediti. Massiah può quindi rivendicare di aver lasciato ai nuovi padroni una banca in salute e accomiatarsi dopo diciotto anni nel management dagli oltre 19.500 dipendenti del gruppo con i quali - peraltro - i rapporti non sono sempre stati idilliaci.
Ne sanno qualcosa anche all’ombra della Bisalta, dove l’anno scorso i sindacati avevano ingaggiato un duro confronto con la banca per evitare che quaranta dipendenti impiegati nella direzione di Ubi Nordovest a Cuneo venissero esternalizzati alla multinazionale di servizi Accenture Services Technology, insieme ad altri colleghi in diverse sedi italiane, per un totale di 197 lavoratori in meno tra esternalizzazioni e distacchi. A tutto questo è seguito in febbraio, pochi giorni dopo l’annuncio dell’offerta d’acquisto da parte di Intesa Sanpaolo, un piano industriale che annunciava il taglio di oltre 2.000 dipendenti (più del 10% del personale), la riqualificazione di altri 2.400 circa e la chiusura di almeno 175 filiali entro il 2022.
Se quindi le prospettive dal punto di vista dell’occupazione erano tutt’altro che rosee già prima del ‘ribaltone’ di vertice, bisognerà capire ora quale sarà il destino dei potentati locali di Ubi che - al di là delle dichiarazioni di facciata - escono senz’altro ridimensionati dalla partita. Cuneo in particolare è chiamata a difendere una direzione territoriale e un polo Ubiss con un centinaio di dipendenti nell’ambito dei servizi e dell’informatica, oltre a un’estesa rete di filiali sul territorio.
Tutto questo sperando nella benevolenza dei vincitori, che per adesso si limitano a gongolare guardando all’altissimo tasso di adesione all’Ops (accolta dal 90,2% degli azionisti) e ai risultati già raggiunti: per Intesa Sanpaolo infatti si prospetta un utile netto di almeno 3,5 miliardi di euro nel 2021, senza includere il contributo di Ubi Banca. Il ceo Carlo Messina spende parole di miele per i nuovi colleghi e dedica un commiato anche ai dipendenti delle 532 filiali che - per effetto del diktat imposto dall’Antitrust - dovranno passare sotto il controllo di Bper Banca: “Lavoreremo con il management di Bper per fare tutto il possibile al fine di garantire la considerazione adeguata a persone che saranno un arricchimento per Bper. È un nostro ulteriore impegno”. Ora si attende la nomina di un ‘traghettatore’ che dovrà guidare Ubi nel periodo di interregno e completare la fusione: stando a fonti riprese da Il Messaggero e dal Sole 24 Ore, questa figura potrebbe essere individuata forse già giovedì (6 agosto) nella persona dell’attuale presidente di Banca Imi Gaetano Miccichè. Un nome che qualcuno nella Granda già conosce, perché insieme a Fabrizio Palenzona è stato proprio lui nel corso della battaglia per il controllo di Ubi a spendersi sul territorio, portando ai sindaci di Cuneo, Mondovì e Alba il ‘messaggio di pace’ di Intesa Sanpaolo: tra non molto, per dirla alla maniera dei capi indiani nei vecchi western, gli amministratori cuneesi sapranno se “ha parlato con lingua diritta”.
Andrea Cascioli
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