Biodigestore, tutte le osservazioni presentate alla Provincia dal Comitato per il no
Il documento presentato nell'ambito delle procedure per la Valutazione di Impatto Ambientale sull'impianto di Borgo: "Non c'è un progetto, ma un semplice studio di fattibilità"Un documento di tre pagine, suddiviso in sedici punti. Sono le osservazioni presentate dal Comitato No Biodigestore di Borgo San Dalmazzo sul progetto proposto da Acsr per l’impianto da realizzare nell’area della ex discarica di San Nicolao. Il testo è stato consegnato lunedì alla Provincia, nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale su cui l'ente si dovrà esprimere. La firma è quella di Mauro Fantino: l’ex assessore borgarino, rappresentante del Comitato (che lui stesso ha contribuito a fondare) si era dimesso dalla Giunta Beretta a fine 2019 proprio per i contrasti legati al progetto biodigestore.
Tra i primi punti, il Comitato sostiene che la documentazione pubblicata sul sito della Provincia “non rappresenti affatto un Progetto definitivo dell’opera, ma appena un semplice Studio di fattibilità”: “È vero che esistono scadenze per spendere i fondi PNRR, ma fare procedure veloci, al limite dell’improvvisazione, prive di certa e rigorosa documentazione, rischiano pure di vedere poi realizzate opere che possono essere non solo inutili, ma anche deficitarie a livello economico durante il loro esercizio e dunque pesantemente impattanti per le tariffe delle quali le famiglie dovranno farsi carico”.
I dubbi di carattere ambientale
Tra le contestazioni contenute nelle osservazioni anche quelle già lungamente analizzate negli ultimi anni, durante i vari incontri pubblici organizzati dal Comitato. In primis, la questione ambientale: “L’ipotesi progettuale prospettata prevede la realizzazione di un impianto su una scarpata del fiume Stura, in un’area di grande pregio ambientale, unica area a scopo produttivo lungo il tratto di questo fiume, un’unicità negativa che andava corretta con una ricollocazione di questo sito e non con un suo ingrandimento”. Un’area - sottolinea ancora il Comitato - peraltro contigua a quella del Parco fluviale Gesso e Stura: “Stante la documentazione prodotta, non emerge uno studio che rassicuri in modo preciso ed inconfutabile le ricadute negative ambientali che ne potrebbero derivare ai cittadini residenti in zona”. "Nell’ipotesi progettuale prospettata - prosegue il documento - non si fa alcun accenno alla questione del ripristino ambientale delle tre vasche di discarica chiuse negli anni scorsi. Neppure sono previsti interventi di compensazione ambientale per i lavori di movimento di terreno o di nuove costruzioni in programma”.
Un impianto troppo grande?
Altro punto aspramente contestato quello legato al sovradimensionamento dell’impianto: “Viste le dimensioni dell’impianto proposto e la quantità di rifiuto organico che esso dovrebbe trattare annualmente, ci risulta che l’ambito territoriale di Acsr sia in grado di fornirne annualmente una quantità pari a circa un quarto di quella prevista. Non risulta la presenza di accordi già siglati per il conferimento in questo ipotetico nuovo impianto da parte di altri soggetti, ed è dunque assolutamente incomprensibile la ragione di questo sovradimensionamento dell’impianto proposto. È facile quindi prevedere che, nel caso del probabile mancato conferimento da parte degli altri consorzi della Provincia e della Regione che attualmente già conferiscono altrove la FORSU in impianti più vicini ai loro centri di raccolta e a costi inferiori di quelli previsti da Acsr per il ritiro, le previsioni di una attività in pareggio o addirittura in utile del futuro biodigestore non sono assolutamente realistiche con la conseguenza che le probabili perdite dovranno essere spalmate tra tutti i contribuenti dei Comuni facenti parte del consorzio CEC”.
Gli aspetti tecnici
Si passa poi ad alcuni aspetti più prettamente tecnici: “Non risulta chiara la documentazione in merito allo stoccaggio del materiale che dovrebbe essere trattato in tale impianto. Considerate le dimensioni proposte è facile immaginare che la fornitura del prodotto da trattare proveniente dall’esterno non possa avvenire in modo regolare sette giorni su sette, e dunque necessita di una specifica area stoccaggio, di cui non è chiara la dislocazione e la capacità volumetrica”. Secondo il Comitato, inoltre, manca una documentazione esaustiva relativa alle emissioni sonore dell’impianto, al consumo d’acqua durante il processo produttivo e alle emissioni di CO2: “Questo assume rilevante importanza per la questione dei problemi odorigeni, che per anni ha colpito le aree residenziali dell’altipiano cuneese”.
“Dall’ipotesi progettuale - proseguono le osservazioni - risulta che il nuovo impianto dovrebbe inglobare l’intera area dell’attuale sito produttivo, ma non viene illustrato in modo dettagliato cosa avverrebbe nel momento della sua realizzazione. In pratica nessun calcolo economico è stato fatto per valutare i maggiori oneri che deriveranno ai cittadini dalla sospensione temporanea o permanente di molte delle attività che attualmente vengono svolte all’interno dell’impianto e che riguardano lo smaltimento dell’indifferenziato, nonché le operazioni preliminari per il riciclo della carta, della plastica e dei metalli”.
Infine, anche una contestazione di carattere “politico”: “Nella documentazione presentata sono stati inseriti documenti con pareri favorevoli quando questi sono di fatto stati superati da scelte operate in tempi successivi. Valga come esempio l’avere presentato il parere favorevole dell’Unione Montana Valle Stura del 2022, quando invece nel febbraio 2023 i Sindaci di detta Unione hanno espresso il loro voto contrario in sede di Assemblea Acsr”.
Il Comitato No Biodigestore ha convocato per martedì 5 marzo un incontro pubblico durante il quale verranno illustrate nel dettaglio le osservazioni presentate: appuntamento alle ore 21 presso il salone consiliare di piazza Liberazione.
A gennaio Acsr aveva annunciato di aver affidato alla Entsorga Italia Spa la realizzazione dell’impianto, ma sulla questione pende un ricorso al Tar dell’altra azienda che aveva partecipato alla gara, la Waste to Methane Srl. L’azienda con sede a Rende (Cosenza) ha chiesto l’annullamento del provvedimento di esclusione approvato nei suoi confronti il 20 novembre 2023 dal Consiglio di Amministrazione di Acsr (e della successiva aggiudicazione a Entsorga Spa). La Prima Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte ha fissato la trattazione della controversia al prossimo 20 marzo.
L’impianto dovrà entrare in funzione entro il 30 giugno del 2026.
Andrea Dalmasso
BORGO SAN DALMAZZO Borgo San Dalmazzo