Caporalato tra le vigne, ora c’è un protocollo d’intesa
Firmato in prefettura l’accordo tra associazioni datoriali, sindacati e consorzio di tutela: “Occorre uscire dalla logica emergenziale nel reclutamento dei braccianti”C’è un accordo ufficiale per il contrasto al caporalato tra le vigne di Langhe e Roero. Un primo passo, compiuto questa mattina nella prefettura di Cuneo, dove associazioni datoriali, sindacati di categoria e Consorzio di tutela del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani si sono ritrovati per sottoscrivere il protocollo d’intesa sulla prevenzione dello sfruttamento lavorativo.
Un passo che lo stesso Consorzio aveva sollecitato, come ricorda la nota emanata dalla prefettura al termine dell’incontro. Pesano anche le recenti inchieste giornalistiche, su tutte quella condotta da Al Jazeera, che hanno mostrato il “volto oscuro” di un business da miliardi di euro su cui Langhe e Roero hanno costruito la loro immagine. Negli ultimi anni, si fa presente, “la difficoltà da parte delle imprese vitivinicole di reperire lavoratori sul territorio ha, progressivamente, messo in rilievo la diffusione di pratiche irregolari” nella gestione della manodopera nelle vigne, oltre che “poco sostenibili sul piano sociale”.
È di appena due settimane fa l’inchiesta dei carabinieri di Cuneo che ha portato all’emanazione di misure cautelari nei confronti di nove presunti “caporali” di varie nazionalità, ai quali si contesta di aver avallato lo sfruttamento di almeno quaranta braccianti stranieri da parte delle aziende vitivinicole tra Cuneo, Asti e Alessandria. Tra questi ci sono gli stagionali che avevano trovato riparo in accampamenti di fortuna lungo il Tanaro. Ad “abitazioni sovraffollate” e “irregolarità contrattuali” fa riferimento il testo del protocollo, il quale si pone come obiettivi prioritari l’emersione delle situazioni di sfruttamento, l’offerta alle vittime e alle potenziali vittime di soluzioni abitative e lavorative migliori, la sensibilizzazione nei confronti sia delle imprese che dei lavoratori e la sperimentazione di “soluzioni di territorio” per modificare le modalità di reclutamento.
“Occorre uscire dalla logica emergenziale” concordano i contraenti del patto, nella consapevolezza che “è necessaria una programmazione in ordine al fabbisogno aziendale”. A questo scopo verrà avviato un monitoraggio periodico per la verifica dei risultati e per il perfezionamento delle modalità operative.
Redazione
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