Caso bonus, sono già tre i consiglieri regionali ‘autodenunciatisi’
Dopo i leghisti Gagliasso e Leone tocca al piddino Sarno, che si giustifica: ‘Colpa della mia fidanzata’. Nel Carroccio Molinari tuona: ‘Sospendere chi ha preso i soldi’Non sarà certo una nuova Rimborsopoli, ma ce n’è già abbastanza per far dormire sonni poco tranquilli nelle stanze della politica regionale. Dopo le ‘autodenunce’ di due consiglieri leghisti, il saviglianese Matteo Gagliasso e il rivarolese Claudio Leone, a uscire allo scoperto è Domenico Sarno, eletto a palazzo Lascaris nelle file del Partito Democratico di Torino e con il sostegno dell’area che fa capo all’associazione Libera di don Ciotti.
Sarno ammette di aver preso dall’Inps i 600 euro del bonus Covid per le partite Iva, al pari dei suoi colleghi salviniani. Ma mentre questi ultimi attribuiscono la responsabilità della scelta ai propri commercialisti di fiducia, il consigliere dem chiama in causa un’insospettabile: la sua fidanzata. “La mia compagna fa questo di lavoro e da sempre gestisce la contabilità riguardante la mia attività professionale” ha spiegato Sarno sulla sua pagina Facebook: “Quando è uscito il bonus per gli autonomi, come sempre ha usato la mia partita Iva per provare la procedura e nella contemporaneità di quelle degli altri clienti ha concluso anche la mia per errore”. Insomma, all’origine della gaffe ci sarebbe un pasticcio casalingo, cui il politico ha provato a porre rimedio dopo aver visto l’accredito: “Non sapendo di poter restituire la somma direttamente ad INPS, ho effettuato un bonifico pari all'importo ricevuto delle due tranche da 600 euro come beneficenza per l'emergenza Covid”. È da notare comunque che anche Sarno, al pari di Gagliasso e Leone, non ha reso pubblico il presunto errore se non dopo che l’articolo di Repubblica sui cinque parlamentari che avevano inoltrato la richiesta di ricevere il bonus ha innescato la bomba mediatica.
Occorre precisare che dal punto di vista legale non c’è nulla di men che lecito: i parlamentari e consiglieri regionali che hanno ricevuto il bonus Covid avevano diritto di richiederlo così come le altre partite Iva. Ciò di cui si discute è tuttalpiù un episodio di malcostume politico. In tempi di crisi, tanto più nera per chi con un lavoro autonomo si è visto costretto a rinunciare a mesi di guadagni, è difficile per molti digerire l’idea che un parlamentare (le cui entrate mensili oscillano intorno ai 14mila euro mettendo assieme indennità, diaria e rimborsi forfettari) o un consigliere regionale (la cui indennità arriva a 8mila euro lordi) sentano il bisogno di mettersi in fila per i 600 euro di sussidio garantiti dall’ente previdenziale ai ‘comuni mortali’.
Dietro alla denuncia dello scandalo - se così si vuole considerarlo - c’è chi vede più di qualche interesse politico e una coincidenza sospetta, a sei settimane esatte dal referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari che potrebbe sancire anche un rilancio per chi l’ha voluto tanto fortemente da imporlo a due diverse maggioranze, ovvero il Movimento 5 Stelle. Ma il malcontento dell’opinione pubblica è difficile da ignorare e infatti c’è già chi corre ai ripari: il capogruppo della Lega alla Camera, l’alessandrino Riccardo Molinari, ha tuonato alle agenzie che “come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verrà sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficienza”. Si tratta di una posizione dura che tuttavia la Lega non ha ancora discusso al suo interno: lo farà tra qualche giorno e solo allora si capirà se la mannaia affilata dal segretario regionale debba cadere anche sulla testa di Gagliasso. Per ironia della sorte, a sponsorizzare la candidatura del leader dei giovani leghisti nelle ultime regionali era stata proprio l’ala ‘molinariana’ del partito, a cominciare dal deputato di Genola Flavio Gastaldi. Ma gli uomini del Carroccio sanno che un nuovo affaire ‘mutande verdi’ sarebbe per loro esiziale, specie in un momento come questo dove l’astro salviniano appare offuscato dalla risalita degli alleati di Fratelli d’Italia, protagonisti anche nella Granda di un’agguerrita campagna acquisti che si mormora stia per coinvolgere addirittura il presidente della Regione Alberto Cirio. Primum vivere, è l’imperativo a cui attenersi.
Andrea Cascioli
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