Caso Mimmo Lucano: “In Italia l’accoglienza dei migranti è più grave che essere mafiosi?”
L’associazione Mario Riu solidarizza con l’ex sindaco di Riace, condannato a 13 anni di carcere: “Una pena superiore a quella per la tentata strage razzista di Macerata”Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’associazione Mario Riu sulla condanna dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano:
Noi, Associazione Mario Riu, che sostiene e valorizza l’attività e le iniziative di associazioni, volontari, famiglie, enti locali e imprese che realizzano progetti di accoglienza e integrazione dei migranti, esprimiamo il nostro sconcerto e la nostra indignazione verso la sentenza del Tribunale di Locri che ha condannato Mimmo Lucano alla pena di 13 anni e due mesi.
Raddoppiando le richieste del Pubblico Ministero, già agghiaccianti, con una decisione praticamente senza precedenti.
Pena superiore a quella comminata al colpevole della tentata strage razzista, con sei africani feriti a Macerata, pena superiore a quella per i responsabili di violenza sulle donne, pena superiore a quella ipotizzabile per un assessore pistolero che a Voghera uccide un magrebino. Pena superiore a quella per un trafficante di esseri umani responsabile della morte in mare di migranti. Pena superiore a quella per Massimo Carminati, il boss di Mafia Capitale.
In Italia, l’accoglienza dei migranti è più grave che essere mafiosi?
Sappiamo che le sentenze dei Tribunali si rispettano ma anche che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. Leggeremo le motivazioni di quella sentenza ma fin da ora sappiamo che quei giudici di Locri hanno considerato come reati gravi l’aver commesso irregolarità nell’assegnazione di servizi di trasporto rifiuti, di aver assegnato una casa che non rispondeva in pieno ai criteri di abitabilità a chi aveva bisogno di un tetto per vivere , per aver rilasciato la carta di identità a una donna che ancora non risiedeva a Riace, di non aver rendicontato appropriatamente i finanziamenti ottenuti per l’acquisto e la ristrutturazione di tre case e un frantoio, per aver gestito personalmente e senza documentazione il denaro dei conti correnti della sua Associazione, per avere violato la certificazione SIAE per i concerti organizzati.
Peculato, truffa, abuso di ufficio, la burocrazia non ammette scostamenti e sanziona duramente anche le leggerezze, e quei giudici di Locri li impacchettano in associazione a delinquere. Inflessibili, al punto di non concedere neppure le attenuanti generiche per un comportamento improntato a nobile fine, previsto dai nostri codici.
Senza considerare che si era nel pieno di una dolorosa emergenza e i tempi di intervento non potevano rispettare i tempi della burocrazia. Senza considerare che si trattava di far incontrare case senza abitanti con persone senza casa, senza considerare che si è dato da mangiare a migliaia di persone fuggite dalla povertà e dalla guerra, senza considerare i posti di lavoro per italiani e stranieri creati nei servizi pubblici, senza considerare la rivitalizzazione di un borgo antico in via di abbandono. Senza considerare i riconoscimenti internazionali per il “Modello Riace”. Senza considerare che nei conti in banca di Mimmo Lucano gli euro sono meno di pochi e che il suo patrimonio è sostanzialmente nullo.
Ma a Locri ci sono giudici per i quali le regole e le pratiche burocratiche vengono prima di ogni umanità!
E pensare che in Italia oggi tutti, di parte pubblica e privata, di ogni orientamento politico, auspicano una profonda semplificazione della burocrazia, verso una maggior flessibilità e alleggerimento nell’impiego di finanziamenti e incentivi pubblici. Ora Mimmo Lucano affronta il suo calvario e noi siamo al suo fianco. Ma avrà giustizia e l’avremo noi. Noi, Mimmo Lucano.
Redazione
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