Chiuse tutte le aziende ‘non essenziali’. La Cgil: ‘Chiederemo altre restrizioni’
Anche Bottero e Abet si arrendono. Attesa la nuova lista di settori ‘inessenziali’: nel mirino macchinari agricoli e gomma. Ok le agenzie per il lavoro e alcuni call centerUltima a cedere è stata la Bottero, leader mondiale nella fabbricazione di macchinari per la produzione del vetro, che aveva cercato fino alla fine di resistere al diktat del governo e alle pressioni dei sindacati dopo il decreto emanato dalla presidenza del Consiglio dei ministri lo scorso 23 marzo.
Da oggi dei 520 dipendenti impiegati nello stabilimento di Tetto Garetto sono rimasti solo pochi addetti alla manutenzione e alla sicurezza. Tutti gli altri restano a casa, al pari dei lavoratori della Michelin di Ronchi (dove ieri sera è stato segnalato un caso di contagio da Covid-19) e della Itt di Barge che solo nel pomeriggio di lunedì hanno ricevuto il ‘liberi tutti’ dai vertici delle rispettive aziende. Anche la ABET Laminati di Bra ha annunciato la sospensione delle attività industriali a partire da lunedì 30.
Sommando tutte le imprese grandi e piccole che hanno chiuso i battenti dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si può dire a questo punto che la massima parte dei colletti blu e bianchi impegnati in attività “non essenziali” sono lontani dai luoghi abituali di lavoro. C’è però qualche altra novità in arrivo, preannuncia il segretario generale della Cgil di Cuneo Davide Masera.
Tra questa sera e domani infatti dovrebbero arrivare alcune correzioni al decreto che individuava 87 settori produttivi esclusi dall’obbligo di chiusura in base ai rispettivi codici Ateco. Secondo il Sole 24 Ore, si va verso lo sfoltimento di alcuni ambiti intervenendo sui ‘sottocodici’. Dalla categoria della “fabbricazione di carta e cartone” ad esempio verrebbe scremata la produzione di carta da parati, mentre tra i call center dovrebbero restare aperti solo quelli legati a servizi essenziali come energia e telecomunicazioni. Nella chimica si valuta l’esclusione delle aziende che producono materiali esplosivi e altre limitazioni potrebbero arrivare per chi lavora imballaggi in legno e materie plastiche. Verso lo stop anche gli articoli in gomma e non solo: fabbricanti di spago, corde, funi e reti, prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, macchinari per l’agricoltura e la silvicoltura e così pure quelli per l’industria alimentare, le bevande e il tabacco. Escluso infine il commercio all’ingrosso di alcuni mezzi e attrezzature da trasporto, oltre a quello di materiale elettrico per impianti a uso industriale.
Per contro, alcune attività che erano rimaste escluse dall’elenco originario sono state reintegrate dopo un più attento esame, sentiti i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali. Si parla di specifiche forniture collegate al materiale ospedaliero, di confezioni in vetro ma anche delle agenzie per il lavoro.
In attesa di poter valutare il decreto ‘riveduto e corretto’, la Cgil cuneese parla di “alcune situazioni in divenire” e preannuncia l’intenzione di chiedere altre esclusioni e di vigilare sulle deroghe che verranno proposte al tavolo con la Prefettura. Nessun commento sulle questioni sindacali da parte di Confindustria, che giudica comunque positiva l’interlocuzione con le istituzioni in questi giorni: “Dal nostro punto di vista - osserva Andrea Corniolo - è andata abbastanza bene, le aziende hanno preso coscienza di ciò che dovevano fare e in base alle nostre indicazioni hanno effettuato le loro comunicazioni alla Prefettura”.
Andrea Cascioli
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