Coldiretti Cuneo chiede lo stop al lavoro forzato per produrre cibo nei Paesi extra Ue
“Il principio di reciprocità va fatto valere su tutti gli accordi commerciali” sostiene l’organizzazione, mettendo in guardia dalla concorrenza slealeÈ importante l’accordo raggiunto da Parlamento e Consiglio europei sul Regolamento che vieta l’immissione e la messa a disposizione sul mercato comunitario di prodotti ottenuti da moderne forme di schiavitù che riguardano oltre 26 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui i minori. È quanto evidenzia Coldiretti Cuneo nel ricordare che sono diversi i cibi che entrano nel nostro Paese su cui grava l’accusa di essere ottenuti dall’utilizzo del lavoro forzato, come il riso indiano.
Secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro USA, tra i prodotti agroalimentari coltivati o trasformati grazie al lavoro forzato di adulti e bambini ci sono anche peperoncini dal Messico, riso dal Mali, castagne dal Perù, pesce dalla Thailandia, dall’Indonesia e dalla Cina, canna da zucchero dal Brasile.
“Si tratta di cibi che finiscono sugli scaffali dei nostri supermercati, fanno concorrenza sleale ai produttori agricoli locali e italiani e mettono a rischio la salute dei consumatori. Abbiamo più volte sollecitato l’Unione europea a bloccare le importazioni di prodotti alimentari ottenuti dallo sfruttamento” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
“È necessario che dietro a tutti i cibi che arrivano sulle tavole - aggiunge il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu - ci sia un percorso di qualità che riguarda la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute, facendo valere il principio di reciprocità su tutti gli accordi commerciali”.
Redazione
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