Confindustria smentisce i sindacati: “Lo sciopero dei metalmeccanici è stato un flop”
Adesione complessiva inferiore al 9%, secondo l’organizzazione datoriale. Per i confederali, invece, in alcune grandi aziende si arriva al 90%Lo sciopero dei metalmeccanici a Cuneo si chiude con una guerra di numeri tra i sindacati e la Confindustria. In un comunicato diramato a livello regionale, Fiom, Fim, e Uilm hanno parlato di “elevate adesioni delle lavoratrici e dei lavoratori allo sciopero in tutta la regione” alle quattro ore di agitazione sindacale indette per la mattinata di ieri, venerdì 7 luglio.
Punte tra l’70% e il 90%, in particolare, si sarebbero registrate negli stabilimenti della Rolfo, Manitowoc, Riva acciai, Valeo, Raicam e Mtm. Numeri molto diversi arrivano invece dall’associazione datoriale, chiamata in causa dai confederali che proprio sotto le mura di Confindustria hanno indetto il loro presidio, con un centinaio di aderenti: “La percentuale media nella nostra provincia, risultante dall’analisi campione effettuata su 7090 dipendenti complessivi, è stata dell’8,6%. Il dato distinto tra le categorie indica che l’adesione è stata dell’11,8 % tra gli operai/intermedi e dell’1,5% tra gli impiegati. I numeri sono frutto dell’indagine puntuale effettuata dal Servizio Vertenze di Confindustria Cuneo, coinvolgendo le aziende nostre associate”.
Nell’adesione allo sciopero definita “scarsa” si trova una conferma “che la situazione nella Granda non presenti particolari criticità”. Gli imprenditori “pungono” i sindacati affermando che “la manifestazione dimostrativa dei sindacati non ha raggiunto l’obiettivo prefissato, a dimostrazione che risulta del tutto improduttivo lanciare allarmi sociali che nei numeri non esistono, organizzando uno sciopero. Viceversa, se lo scopo è alimentare un dialogo costruttivo, siamo sempre disponibili al confronto, aprendo un tavolo di dialogo con le organizzazioni sindacali”.
“Misuriamoci seriamente su temi davvero importanti, - conclude la nota di Confindustria - consci di essere corpi intermedi la cui opera è preziosa per il mantenimento del livello di benessere raggiunto dal nostro territorio e per aiutare invece quelle parti di società che faticano per avere una qualità di vita accettabile, a causa di fattori macroeconomici che purtroppo prescindono dalle nostre possibilità di intervento”.
Redazione
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