Coronavirus, Cirio scrive a Conte: 'In meno di tre giorni i casi di contagio in Piemonte raddoppieranno'
Una lettera dai toni forti è stata inviata in queste ore dalla Regione Piemonte al presidente del Consiglio e ai commissari straordinari Borrelli e ArcuriUna lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai commissari straordinari per il coronavirus Borrelli e Arcuri è stata inviata in queste ore dalla Regione Piemonte. A firmarla il presidente Alberto Cirio, insieme al commissario straordinario per il coronavirus in Piemonte Vincenzo Coccolo e l’intera Giunta regionale.
"Le nostre proiezioni ci dicono che in meno di tre giorni i casi di contagio in Piemonte raddoppieranno, avvicinandosi al livello di saturazione della rete di terapia intensiva regionale - si legge nella lettera -. Nonostante tutte le misure prese e il senso di responsabilità di moltissimi cittadini la situazione è drammatica: i posti per la terapia intensiva, che con il nostro potenziamento sono stati quasi raddoppiati, sono pressoché esauriti, le attrezzature e il materiale medico non arriva, il personale ospedaliero è stremato malgrado i rinforzi. Comprendiamo bene che la situazione sia difficile in tutto il Paese, ma il nostro caso insieme a quello della Lombardia non lascia più neanche un minuto da perdere”.
“Il Piemonte ha fatto e sta facendo miracoli - spiega il presidente Cirio - lo dimostra il potenziamento dei posti di terapia intensiva che abbiamo incrementato di oltre il 65% dall’inizio dell’emergenza. Insieme al Veneto siamo tra le Regioni che hanno fatto in questo senso lo sforzo più grande. Ma non basta. Abbiamo bisogno di aiuto, materiali, uomini. I nostri approvvigionamenti sono bloccati alle frontiere. Il Governo ha parlato di una task force di 300 medici, noi chiediamo subito che una parte venga mandata in Piemonte. Nel distribuire gli aiuti Roma deve tener conto delle proiezioni regionali di sviluppo del contagio. Per questo noi chiediamo di aprire per il Piemonte una via di priorità d’urgenza”.
s.m.
CUNEO lettera - coronavirus