Coronavirus, i parenti delle vittime delle Rsa contro la Regione: ‘Nessun atto concreto da Cirio’
Il comitato che rappresenta i familiari degli anziani deceduti chiede di dare priorità alle cure domiciliari e abrogare la norma che consente di trasferire i malatiNessun atto concreto dalla giunta regionale e dal presidente Cirio rispetto alle richieste avanzate dai tanti che hanno perso uno o più cari nelle residenze sanitarie assistenziali durante l’emergenza coronavirus.
La denuncia arriva dal Comitato Vittime RSA del Piemonte, protagonista di un sit-it in piazza Castello a Torino il 18 giugno scorso. In particolare, i parenti delle vittime lamentano il fatto che non sia stata tuttora revocata la controversa e contestata delibera 14-1150 del 20 marzo 2020 che autorizza il trasferimento di malati contagiosi dagli ospedali alle Rsa. La norma, avverte il Comitato, “ha determinato una diffusione della patologia nelle Rsa, con conseguenze letali su molti degenti. In caso di nuova pandemia, con l’attuale delibera sarà possibile operare nuovi trasferimenti, infettando i degenti ricoverati. Tanti morti non hanno insegnato niente?”.
L’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, ha incontrato i sindacati e i gestori privati delle Rsa “ma non ha trovato il tempo di incontrare i famigliari dei malati morti nelle Rsa e le associazioni che difendono i diritti dei malati non autosufficienti”. Eppure, affermano queste ultime, gli anziani malati non autosufficienti non sono certo scomparsi: dai dati relativi al triennio 2016-2019, restano 30 mila malati in lista d’attesa che hanno diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie in convenzione con l’Asl.
“Nessuna azione della sanità piemontese - aggiunge il Comitato - è stata messa in atto per dare priorità alle cure domiciliari ed erogare gli ‘assegni di cura’ previsti dalla legge regionale 10/2010 con parte sanitaria. Devono seguire subito ai decessi 4.000 nuove convenzioni per sostituire i posti liberatisi nel periodo Covid e almeno altre 6.000 per coprire le quote sanitarie di chi sta pagando da anni la degenza privatamente in Rsa”. La spesa stimata è di 60 milioni da erogare subito (sui circa 250 all’anno di spesa storica per i ricoveri in Rsa). La Regione non ha attivato ingressi in Rsa per molti mesi, risparmiando le risorse che ora potrebbe rimettere in blocco: “Quei soldi non devono sparire, ma servire per un abbattimento secco delle liste di attesa”.
Altro punto contestato è l’assenza di atti della giunta regionale verso il governo per “rendere più umane” le visite dei parenti agli anziani in Rsa. La mobilitazione della Fondazione promozione sociale, delle associazioni del Csa (Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base), del Comitato vittime nelle Rsa ha ottenuto la delibera 2-1821 del 5 agosto in cui vengono definite le ‘Linee di indirizzo per la gestione, nella fase di emergenza Covid-19, delle attività sul territorio della Regione Piemonte, delle strutture residenziali e semi-residenziali’ che comprendono il tema delle visite, delle uscite, dei rientri a casa per brevi periodi e affermano finalmente le responsabilità della Regione e delle Asl. Si tratta di un passo avanti, a detta dei comitati, che fissa criteri generali, ma non è ancora abbastanza: “C’è bisogno di una presa di posizione nazionale, che la Regione Piemonte deve sollecitare in rappresentanza dei suoi cittadini più deboli”.
Al presidente Cirio e alla giunta della Regione Piemonte le associazioni chiedono ora di confrontarsi sulle proposte già inviate il 22 giugno scorso e di prevedere un confronto istituzionale urgente: “Le associazioni scriventi hanno contribuito a scrivere le delibere e le leggi (compresa la legge 10/2010) che hanno consentito a migliaia di malati non autosufficienti di ricevere le cure, la continuità terapeutica, la presa in carico definitiva dei servizi. Non ci stiamo ad essere ignorati”.
Redazione
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