Coronavirus, Icardi chiede all’Agenzia del Farmaco di riaprire alle cure con l’idrossiclorochina
‘I protocolli a domicilio sperimentati in Piemonte hanno dato ottimi risultati nel trattamento precoce del Covid-19’ sottolinea l’assessore regionale“Non si tratta di iscriversi al partito del Plaquenil, però credo sia importante rilevare come i protocolli di cura a domicilio con l’uso della idrossiclorochina, sperimentati in Piemonte nel trattamento precoce del Covid-19, abbiano dato risultati molto incoraggianti”: così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Luigi Genesio Icardi, che mercoledi 3 giugno ha condiviso con i colleghi assessori delle altre Regioni il modello di presa in carico precoce dei pazienti affetti da sospetta infezione Covid-19 sperimentato nell’Asl di Alessandria, facendosi promotore, a nome della stessa Commissione nazionale, di una richiesta di audizione all’Aifa per chiedere l’attivazione di un “registro 648” (procedura per consentire l’erogazione di un farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale) per la somministrazione domiciliare di idrossiclorochina.
Dopo il ritiro da parte della rivista scientifica Lancet dello studio che aveva portato alla decisione dell’Oms di bloccare le sperimentazioni con l’idrossiclorochina, Icardi reputa opportuno riaprire al più presto un confronto con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per fare chiarezza: “Se non va bene l’idrossiclorochina, ci dicano cosa si può utilizzare in alternativa, altrimenti viene meno il perno su cui ruota gran parte della strategia di cura domiciliare dei pazienti Covid e si rischia di tornare ad affollare gli ospedali mettendone in crisi l’operatività”.
Dal 18 marzo al 30 aprile, il Distretto Acqui Ovada dell’Asl di Alessandria ha preso in carico e seguito a casa, precocemente, 340 pazienti, con una drastica riduzione dei ricoveri, in controtendenza con i dati della stessa provincia, tra le più colpite del Piemonte. Su 340 pazienti, infatti, si sono avuti 22 ricoveri e 9 decessi: numeri dolorosi, ma nettamente inferiori agli attesi in base ai dati epidemiologici.
“Il messaggio emerso dal progetto coordinato dai dottori Paola Varese e Claudio Sasso denominato ‘Covi a casa’ è forte e chiaro - osserva il responsabile della sanità regionale -: più precocemente si avviano le cure, maggiori sono le probabilità di guarigione. È il territorio il vero campo di battaglia contro il virus. I medici di medicina generale hanno dimostrato di essere strategici e forza proattiva nell'intercettazione precoce dei malati, a prescindere dall'esecuzione dei tamponi. Clinica, esami ematici domiciliari e elettrocardiogramma sono stati sufficienti per identificare i malati, selezionarli per profili di rischio e avviare precocemente un trattamento farmacologico articolato che ha avuto successo”. L’assessore rileva che ‘Covi a casa’, così come l’altro analogo protocollo farmacologico di cura domiciliare dei professori Di Perri-Bonora-Venesia, “non sono stati un ripiego perché gli ospedali erano pieni, ma una precisa scelta strategica organizzativa”.
“Territorio e ospedale - conclude Icardi -, supportati dal volontariato, malgrado la tragica esperienza escono comunque rafforzati nelle motivazioni etiche che li accomunano e da cui auspichiamo la nascita di un nuovo modello di sanità e di presa in carico delle persone in base ai bisogni di salute”.
c.s.
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