Coronavirus, Icardi: 'Un rallentamento progressivo dei casi che fa ben sperare'
L'assessore alla Sanità: 'Se prosegue così inizieremo a vedere la luce', ma il rischio di saturazione della Terapia Intensiva resta dietro l'angolo“Un rallentamento progressivo del numero dei casi di coronavirus che fa ben sperare". Così l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Icardi, ha parlato nella serata di ieri, lunedì 23 marzo, dall'Unità di crisi di Torino. "All'inizio dell'emergenza il raddoppio dei contagi era a 2,2 giorni, oggi siamo a 5,1 giorni”, ha affermato. “Se i dati proseguiranno in questo senso inizieremo a vedere la luce”. Speranza non è solo il ministro della Salute.
A frenare è anche l’indice legato ai ricoveri in Terapia Intensiva. "La proiezione del numero degli ultimi quattro giorni ha un’inclinazione abbastanza favorevole - ha aggiunto Icardi - Se i dati continuano a essere coerenti staremo sotto i 400 posti necessari, che è nelle capacità attuali del sistema sanitario".
Prima dell’emergenza i posti di terapia intensiva in Piemonte erano 287, oggi sono 490 (è necessario un margine per le altre patologie n.d.r.). “L’obiettivo dell’Unità di Crisi è quello di creare posti in TI, la vera sfida che salva la vita alle persone - ha detto il governatore Alberto Cirio, rivendicando il lavoro svolto -. L’obiettivo imposto dal Governo era di superare del 50 percento il numero di posti ‘precrisi’, noi ci avviciniamo all’80, siamo tra le prime tre regioni a livello nazionale con Lombardia e Veneto”.
La progressiva decelerazione dei casi, fotografata dal delta tra la curva logistica e quella esponenziale, non significa però che l’emergenza sia finita. Anzi, il rischio di saturazione della Terapia Intensiva è sempre dietro l’angolo, potenzialmente basta un lieve scostamento dalla curva per dover rivedere le proiezioni effettuate dal gruppo di lavoro Scenari Previsionali.
Lo hanno ribadito Icardi e Cirio, spiegando i loro fitti rapporti con Roma affinché nell’assegnazione delle attrezzature vengano privilegiate, in questo momento, le regioni in emergenza, tra cui il Piemonte. “Prima le nostre regioni escono dall’emergenza, prima potranno aiutare quelle del sud Italia. La nostra esperienza poter potrà essere messa al loro servizio”. L’auspicio è che non ce ne sia bisogno, la fiammella della speranza si è accesa.
Intanto l’appello è sempre il medesimo: “Restate a casa”.
Samuele Mattio
CUNEO speranza - coronavirus