Coronavirus, la Regione ribadisce: niente quarantena ai sanitari a contatto con casi positivi, ma il sindacato non ci sta
Il Nursind tuona: ‘Qual è la strategia sui tamponi? Ogni azienda usa le sue regole’. Poi l’affondo: ‘Così continueremo ad avere persone che diffondono il virusCon una lettera inviata ieri, sabato 28 marzo, alle aziende sanitarie regionali a firma del direttore regionale alla sanità Fabio Aimar, la Regione Piemonte ha ricordato, come previsto dalla legge, di non applicare la quarantena agli operatori sanitari che hanno avuto contatti stretti con casi confermati. Nella missiva il dirigente ha inoltre ricordato alle aziende che gli operatori devono sospendere l’attività esclusivamente in caso di sintomatologia respiratoria e di tampone positivo. Una linea prevista dal decreto legge del 9 marzo con la ratio di non svuotare gli ospedali del personale, ma che non incontra il favore dei sindacati.
“Ci sorprende la solerzia della direzione regionale alla sanità del Piemonte nel ricordare questo piccolo particolare alle aziende sanitarie frutto di una norma che lascia molti dubbi e ancora brucia - attacca Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind -. Ci aspettiamo che con la stessa solerzia e rapidità visto che i giorni e le settimane continuano a passare che si indichi anche quale sia la strategia sui tamponi da eseguire sugli operatori sanitari tenuto conto che ogni azienda , ogni direzione di presidio e addirittura ogni direzione di dipartimento usa le sue regole”.
“È vero che per decreto legge la quarantena agli operatori sanitari è concessa solo in caso di sintomatologia respiratoria ed esito di tampone positivo - continua il sindacalista -, ma se i tamponi non li facciamo almeno a coloro che hanno avuto un contatto stretto con persona positiva accertata e hanno sintomatologia, continueremo ad avere operatori contagiati che lavorano, diffondono e che invece andrebbero isolati”.
“Abbiamo tante situazioni che non trovano risposte o situazioni simili trattate in maniera differente. Servono regole, indicazioni e responsabilità precise che tardano ad arrivare nonostante gli annunci, le video conferenze e le nostre segnalazioni - prosegue Coppolella -. Siamo consapevoli che questa comunicazione alle aziende è frutto della preoccupazione di svuotare gli ospedali ma è altrettanto preoccupante il numero di operatori che si ammala e che potrebbe determinare lo stesso risultato, ricordando che l’età media negli ospedali supera i 50 anni”.
“Servono inoltre, se vogliamo evitare migliaia di contenziosi, indicazioni chiare alle aziende che dispongano il riconoscimento dell’infortunio a tutti gli operatori sanitari che risultino positivi, poiché in alcuni casi si sta mettendo in dubbio anche questo”, afferma il sindacalista in conclusione.
Redazione
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