Cuneo, accuse di caporalato contro un imprenditore ivoriano: i lavoratori rischiano di perdere la casa
Osman Kouyate, titolare della cooperativa Salimo, ha chiesto a 47 braccianti di lasciare gli alloggi. Ora si cerca una sistemazione alternativa con il ComuneLa protesta, non annunciata, è incominciata questa mattina in piazza Foro Boario a Cuneo. Qui i lavoratori della cooperativa d’intermediazione agricola Salimo si sono riuniti in presidio perché temono di perdere la loro abitazione: la Salimo al momento alloggia 35 braccianti africani in via Santa Croce e altri 12 in via Meucci.
A ingiungergli di sgomberare è stato il responsabile della cooperativa, l’imprenditore ivoriano Osman Kouyate, oggetto di indagini per sfruttamento della manodopera. È lo stesso Kouyate, presente in piazza assieme ai lavoratori, a chiarire che non ci sono esigenze cautelari dietro a questa decisione: “Mi sono sentito minacciato dalle perquisizioni dei carabinieri e ho dovuto chiedere ai ragazzi di andarsene. C’è una volontà manifesta di farci fuori” protesta l’indagato, che si è già rivolto a un avvocato di fiducia. Il 50enne Kouyate, in Italia dal 1992, gestisce la cooperativa che oggi conta un centinaio di soci ed è anche titolare di un’impresa di import-export che vende la frutta cuneese nei Paesi dell’Africa dell’Ovest.
Sabato scorso (16 ottobre) sono scattate le perquisizioni dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro negli uffici della cooperativa. In merito alle accuse formulate a suo carico, Kouyate spiega: “Ci contestano anche il fatto che trasportiamo i braccianti e gli facciamo pagare un contributo di 3 euro a viaggio, ma non lo pagano nemmeno tutti. Tutti i nostri ragazzi sono retribuiti con compensi tra i 5,50 e i 7,50 euro all’ora”.
Della questione sono già stati interessati i sindacati e il Comune di Cuneo. Mentre scriviamo è in corso una riunione in Prefettura per capire dove gli immigrati potrebbero essere alloggiati qualora non si riuscisse a comporre il dissidio: da fonti sindacali si apprende che alcune realtà locali dell’accoglienza, impegnate nel progetto “La buona terra”, hanno già offerto una disponibilità di massima.
a.c.
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