Cuneo Centro, nell’assemblea di quartiere va in scena la rabbia di residenti e negozianti
Spaccio, degrado, locali abusivi. In oltre tre ore di dibattito con la giunta al completo i cittadini mettono sul tavolo tutti i temi caldi dell’ordine pubblico: e ora?Circa duecento persone riunite nella sala del cinema Monviso per un dibattito durato oltre tre ore: si discute di legalità e convivenza, nell’assemblea pubblica convocata dal Comitato di Quartiere Cuneo Centro. Davanti alla giunta al completo, sindaco Manassero in testa, ci sono i residenti e i negozianti, tra loro tanti immigrati che sono anche tra i più esasperati da uno scenario di illegalità diffusa: una situazione sempre meno sostenibile, denunciata da tutti coloro che di volta in volta prendono la parola.
L’intervento più emblematico è quello di una commerciante straniera di corso Giolitti: “Sono di origine marocchina ma amo l’Italia e voglio che resti bella com’è, che non diventi la discarica d’Europa” dice con voce rotta dalla commozione, tra gli applausi di tutta la sala. “Come è possibile - si domanda - che chi viene arrestato dopo un’ora sia fuori? Sono stata aggredita solo per aver chiesto a uno di loro di non dare problemi”. “Loro” sono i convitati di pietra della serata: gli spacciatori, gli ubriachi, i balordi che si ritrovano tra corso Giolitti, via Pellico e le altre strade nell’area del quartiere più vicina alla stazione. Su una cosa tutti ormai sono d’accordo: il problema dell’ordine pubblico in questa zona della città esiste e va affrontato. Nessuno ha più voglia di minimizzare e anche i soliti distinguo tra “educazione” e “repressione” vengono accantonati: “Una rissa non è una questione di percezione: se due persone si spaccano una bottiglia in faccia è un atto di violenza, non si può parlare di percezione”. Lo afferma il presidente del Comitato di Quartiere Francesco Carbonero, cui tocca il compito di dare il via alle danze.
Il microfono amplifica la rabbia e il senso di impotenza dei presenti: “L’altro giorno - racconta un residente - portando giù la spazzatura ho visto un uomo che si stava denudando in strada, in un’altra occasione una donna che stava defecando”. Una signora osserva: “Le panchine sono diventate una sede di spaccio: non so cosa faccia la Municipale, consiglierei di eliminarle in questo momento”. Le fa eco un’abitante di corso Giolitti: “È offensivo sentir dire dal comandante dei vigili che la situazione è migliorata. Non si può passare sotto i portici con la borsa della spesa e vedersi approcciare dagli spacciatori”. “Non è mai successo in quarant’anni che intervenissi a difesa di qualcuno a Cuneo, ma è accaduto per tre volte negli ultimi tre mesi, con anziani che forse non sono qui perché hanno paura a uscire la sera” denuncia un residente di lunga data.
Lo spaccio resta al centro delle preoccupazioni, anche perché la droga nel quartiere ha fatto un “salto di qualità”. Ne parla Giulia Marro, antropologa e componente del Comitato Cuneo Centro: “Oggi vengono consumate e spacciate droghe pesanti, cosa che ancora tre anni fa non accadeva. Questo porta ad azioni più violente”. Nell’assenza del questore e dei rappresentanti delle forze dell’ordine (“li abbiamo invitati ma non sono venuti: peccato” commenta Carbonero), il bersaglio polemico di quasi tutti è l’amministrazione comunale. Che tuttavia ha armi spuntatissime in tema di ordine pubblico: indagini e denunce competono alla polizia, arresti e condanne ai magistrati. Sugli strumenti messi in campo dal Comune, comunque, la critica è serrata: “L’impressione di molti è che il presidio dei vigili in corso Giolitti non serva a niente” sintetizza Liliana Meinero, ex consigliera comunale e residente di via Pellico. Anche le telecamere, su cui si riponevano grandi aspettative, sembrano non aver segnato una svolta: i fotogrammi che restituiscono, si fa notare, spesso sono inutilizzabili a fini d’identificazione. “Ho dovuto ritirare una denuncia, perché non mi riconoscevo nemmeno io nelle immagini” racconta ancora Marro.
Un’altra nota dolente riguarda la carenza di controlli sulle attività commerciali, specie nell’area di via Pellico. Ne parla il presidente Carbonero: “In questo quartiere esistono minimarket che fanno attività di somministrazione: ci abbiamo messo mesi per ottenere risposte sul controllo delle licenze. La cosa provoca un’esasperazione incredibile nel rapporto tra residenti e commercianti, spesso ridotto alle azioni legali”. Eppure, assicura il vicesindaco Luca Serale, i controlli ci sono: “In questi casi parte immediata una diffida e la Polizia Locale interviene in maniera rapida su chi svolge un’attività diversa da quella segnalata”. Da fine agosto, aggiunge l’assessore alla Polizia Locale Cristina Clerico, sono state irrogate dai vigili 39 multe per infrazioni dell’ordinanza anti-alcol. Le sanzioni complessive sono 104, quaranta quelle relative alla somministrazione di cibi e bevande senza titoli, ad ampliamenti di dehor non autorizzati o all’occupazione abusiva di suolo pubblico: “Nessuna di queste sanzioni comporta la chiusura del locale” precisa l’assessore.
I vigili urbani in servizio al momento sono quarantasei. Se ne attendono altri e si prevede di impiegarli per rafforzare il turno serale dalle ore 18 alle 24, non per l’istituzione di un terzo turno notturno: “I dati ci dicono che è quella serale la fascia più critica, anche in questo quartiere” assicura Clerico. La sindaco Patrizia Manassero interviene sulla questione del Movicentro: “Due anni e mezzo fa l’area della stazione era interessata da un bivacco che oggi non si verifica più in quella entità. Senza più i braccianti, però, è rimasta una fascia di persone portatrici di problemi più gravi, come la tossicodipendenza”. Insomma, la questione è sempre quella: non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. Ma tra la rabbia e le recriminazioni dei cittadini emerge anche un senso di appartenenza che accomuna gli italiani e gli stranieri presenti. Qualcosa su cui vale la pena di investire, su cui un quartiere difficile può rifondare la sua identità.
Andrea Cascioli
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