Cuneo dice no al “super comando” Nato: passa l’ordine del giorno di Indipendenza!
Con Lauria votano l’opposizione di sinistra e alcuni centristi, mentre sindaca, Pd e civici di centrosinistra si astengono: “Uno smacco in casa di Crosetto”Nel “cortile di casa” del ministro della Difesa Guido Crosetto c’è un comune che dice no al potenziamento della base Nato di Solbiate Olona, nel Varesotto. Tocca a Cuneo vestire i panni del villaggio armoricano di Asterix, grazie a un ordine del giorno voluto da Indipendenza! - il partito sovranista di Gianni Alemanno - e presentato in assemblea civica dal suo coordinatore piemontese, Beppe Lauria.
Dal 1 luglio è operativa nella caserma “Ugo Mara” di Solbiate l’Allied Reaction Force (Arf), ovvero il quartier generale di un nuovo e più potente schieramento della Nato di cui si è decisa l’istituzione al vertice di Vilnius, nel luglio dello scorso anno. L’obiettivo è aumentare la capacità di deterrenza e difesa dell’alleanza rispetto ai suoi nemici, prima fra tutti la Russia. Il nuovo assetto vedrà crescere il numero di soldati, che arriveranno a 300 mila unità, oltre a mezzi e tecnologie.
“Ad una base Nato vengono assegnate nuove funzioni che, qualora ci dovesse essere una guerra, ci porrebbero nell’occhio del ciclone” sintetizza Lauria, che solo due domeniche fa ha partecipato a un presidio convocato da Indipendenza!, davanti alla base di Solbiate. “Quello che vogliamo chiedere - precisa - non è di smantellare la base Nato, ma di non assegnare a Solbiate Olona quella funzione: credo sia stato un errore da parte del governo accettare l’indicazione”. Tutto questo, aggiunge rivolto al Pd, “è accaduto senza che nessuno abbia detto nulla, neanche l’opposizione”. “Chiedetevi - continua - come mai l’Italia sia il Paese con più basi Nato e se siamo padroni in casa nostra. A me sembra che la Nato in questa fase più che difenderci ci faccia la guerra: questa sovrastruttura non risponde nemmeno agli Stati”.
A sorpresa, la proposta raccoglie il sostegno non solo dei gruppi dell’opposizione di sinistra, ma anche di alcuni centristi. Flavia Barbano, precisando di parlare a titolo personale, rincara la dose: “Lo scioglimento della Nato è l’unica strada per riprenderci le chiavi di casa nostra e costruire un sistema di difesa europeo”. Nel suo intervento rimarca: “In Italia abbiamo 120 basi Nato di cui una ventina segrete e 12mila soldati, più la sesta flotta americana: che leggi valgono al loro interno? Ci sono armi atomiche il cui uso non potrebbe essere impedito, con il parere favorevole del consiglio dell’alleanza atlantica. Il 40% dei costi sono a carico nostro: sconti sulle bollette e sul carburante, servitù salatissime che ogni anno valgono centinaia di milioni di euro. Poi tagliamo i soldi ai comuni, alla sanità, alle scuole”.
“È un’alleanza che non è capace di realizzare una visione multilaterale dei rapporti internazionali, ma deve avere sempre una visione di dominio: perché dobbiamo essere coinvolti in questa logica?” domanda Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni: “È una contraddizione enorme che debba sostenere le tesi di Lauria o che quasi quasi mi senta di augurarmi che vinca Trump. I governi europei hanno dimostrato di non essere in grado di gestire una convivenza internazionale”. Il Partito Democratico, sindaca compresa, sceglie di astenersi, per le ragioni spiegate dalla capogruppo Claudia Carli: “Credo sia fondamentale una sensibilizzazione ma sarei ipocrita a votare a favore, visto che il mio partito ha appoggiato il riarmo sulla questione dell’Ucraina”. Astenuti anche gli Indipendenti di Giancarlo Boselli (“questo e altri ordini del giorno sono poco realistici rispetto alla situazione globale”) e il gruppo Crescere Insieme, a nome del quale parla Elio Beccaria: “Non mi disturba più di tanto il fatto che una base assuma maggiori funzioni. Mi asterrò da questo voto, perché non saprei giudicare”.
Solo tre, alla fine, i voti contrari, da Noemi Mallone di Fdi (il collega di partito Massimo Garnero era assente), Franco Civallero di Forza Italia e l’indipendente di maggioranza Domenico Giraudo, appena fuoriuscito dal Pd. Questi ultimi due motivano la loro opposizione: “Quello che viene proposto è un quartier generale in una base che già c’è, non si parla di nuovi armamenti” dice l’ex candidato sindaco del centrodestra. Giraudo invece osserva: “Che si dia un messaggio contrario alla filosofia dei Trump, degli Erdogan e dei Putin lo vedo come un punto politico. Se le basi Nato sono 120 o 121, volete spiegarmi che siamo più esposti? Preferisco essere più protetto che meno protetto”.
A favore votano in dieci ovvero Lauria, quattro esponenti di Centro per Cuneo (Barbano, Vincenzo e Monica Pellegrino, Grosso) e i gruppi Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia. Quattordici gli astenuti, ovvero il resto della maggioranza - Giraudo escluso - gli Indipendenti e Mavy Civallero di SiAmo Cuneo. Una maggioranza “milazzista”, si potrebbe dire, rievocando il caso politico di quella giunta regionale siciliana che a fine decennio Cinquanta governò con il sostegno dell’Msi e del Pci insieme a un gruppo di democristiani dissidenti. Esulta Lauria, rimarcando l’importanza della presa di posizione nel feudo del “ministro della guerra” di quello che ha più volte definito “il governo più atlantista della storia”: “Ho apprezzato in particolare l’ottimo intervento della collega Barbano. Evidente l’autonomia dei consiglieri della lista centrista, ancorché tutti vengano ascritti al centrodestra. Ci sono momenti in cui il buonsenso prevale”.
Andrea Cascioli
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