Cuneo discute il piano strategico 2030: “Non è un libro dei sogni”
Presentato ai consiglieri il documento, frutto del confronto tra oltre 150 enti. Scettiche le opposizioni: “Cosa è cambiato sulle infrastrutture in questi anni?”Nasce da un lavoro avviato nel 2020 sotto la regia della Provincia di Cuneo, della Camera di Commercio e della Fondazione Crc il Piano Strategico Cuneo 2030, presentato a marzo e ora al centro del dibattito tra i consiglieri del capoluogo.
“L’amministrazione ha una storia ventennale di programmazione strategica” ha ricordato in commissione la sindaca Patrizia Manassero, presentando il documento illustrato da Elena Bottasso e Francesco Carbonero dell’Ufficio Studi e Ricerche di Fondazione Crc. “Oltre 150 soggetti sono stati coinvolti nel corso della discussione” ha sottolineato la responsabile del centro studi, cui è affidato il coordinamento generale del progetto. Il documento è stato validato dalla cabina di regia istituzionale, costituita anche dagli atenei con sede in provincia di Cuneo (Università e Politecnico di Torino e Università di Scienze Gastronomiche), dal coordinamento degli enti gestori dei servizi sociali, dalle due Atl e dal polo d’innovazione Miac Agrifood. Alla cabina di regia istituzionale si è affiancato il tavolo dei nove comuni sopra i 10mila abitanti, su precisa richiesta proprio dell’amministrazione cuneese.
Le priorità sono state sintetizzate in “5 C”: competitività e innovazione, cura del territorio e sviluppo ambientale, connessione delle infrastrutture fisiche e digitali, comunità coese e innovazione sociale, creatività e cultura del buon vivere. La cabina di regia e il tavolo dei sindaci, aggiunge Bottasso, hanno cercato di individuare priorità trasversali: “Infrastrutture, in primis le connessioni stradali e ferroviarie ma anche l’accessibilità dei servizi e la connettività. I servizi di area vasta su acqua e rifiuti, sociale e salute. La ricerca e innovazione anche in una logica di attrazione e valorizzazione dei giovani e dei talenti”. Nell’analisi dei vari enti coinvolti, il territorio cuneese continua a presentarsi solido nel sistema economico-produttivo, ma emergono elementi di vulnerabilità, per esempio sugli impatti del cambiamento climatico e le risorse naturali: “Il rischio di isolamento e spopolamento dei territori è richiamato da tutti gli attori, insieme alla difficoltà a trovare le risorse umane qualificate per far fronte alle esigenze e a una crescente diseguaglianza anche sociale e territoriale, oltre che economica”.
Ai nove comuni del tavolo ora si chiede di individuare una “short list” delle azioni da realizzare: “Avremo davvero la possibilità di esprimerci con la discussione in Consiglio comunale” dice la sindaca. La lista rappresenta la “ciccia” del piano e su questo, com’è ovvio, si concentrano le maggiori attenzioni: “Probabilmente - osserva Bottasso - su alcuni progetti molto importanti il livello provinciale non ha responsabilità, verranno scelti quelli su cui il territorio potrebbe essere più incisivo”. Conta la possibilità di interloquire con il governo “con voce unitaria”, aggiunge, in una fase in cui si sta per aprire il prossimo settennato dei fondi strutturali europei. Carbonero conferma: “La fattibilità dipende da tante variabili, anche dalle risorse che si riescono ad attirare sui territori. Sicuramente il piano può dare l’impressione di essere un libro dei sogni, ma è una struttura solida su cui enti diversi hanno provato a convergere”.
I consiglieri, almeno quelli dell’opposizione, si mostrano scettici. “Mi sembra di risentire il piano strategico 2020, le necessità di questi anni non sono cambiate e forse dovremmo chiederci perché e dove abbiamo fallito” commenta Beppe Lauria (Indipendenza!), che osserva: “Ho paura che ci si parli troppo addosso e che si sia troppo attenti a replicare sul basso quel che dice l’Europa, anche se l’Europa sta cambiando radicalmente”. “Il problema è capire la fattibilità di questi elementi di programmazione” ribatte Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni: “Ho letto le 220 pagine del DUP di Cuneo, non mi pare ci sia un richiamo specifico a un piano strategico provinciale”. Sempre dai banchi della minoranza si registra l’affondo di Giancarlo Boselli (Indipendenti): “La situazione dei trasporti è dovuta al fato cinico e baro, o qualcuno in questi dieci-quindici anni ha governato e quindi ha delle responsabilità? Sulla sanità siamo al punto zero: chi fa il piano strategico lo fa con una benda sugli occhi? La funzione di chi fa un piano strategico deve anche essere quella di dire che ci sono responsabilità precise per cui questo e quello non si è fatto: ho la sensazione che ciò non ci sia”.
Sul punto dissente la sindaca: “I piani strategici hanno una loro impostazione scientifica e guardano al futuro, non sono tribunali che devono individuare le responsabilità: quelle ce le dobbiamo dire qui”. Anche Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) si sofferma sul capitolo infrastrutture, nello specifico le ferrovie, lamentando insufficiente attenzione alla Cuneo-Fossano e alla Cuneo-Nizza, mentre ancora Lauria fa notare: “Questo comune aveva le azioni che avrebbero permesso di intervenire sull’Armo-Cantarana, peraltro le uniche azioni che producessero un utile: la maggioranza le ha vendute”. “Non vedo questo documento come un libretto di buoni propositi, ci vedo un grandissimo lavoro di analisi e di metodo” obietta, unica a parlare per la maggioranza, la capogruppo di Cuneo Solidale Democratica Stefania D’Ulisse. Si tornerà a parlarne a breve, comunque, nella prossima seduta del Consiglio comunale.
Andrea Cascioli
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