“Cuneo è anche la città dei Bersaglieri”: il Comune approva lo stanziamento per il Raduno 2022
L’amministrazione ha vincolato 330mila euro per l’evento. Il legame con i “fanti piumati” risale all’Ottocento e riguarda anche il caratteristico copricapo…Non solo alpini e fanti: Cuneo è anche la città dei bersaglieri. Un legame antico, quello con il Corpo che si appresta a celebrare in città il suo 69esimo Raduno Nazionale a maggio del prossimo anno 2022.
Lo ha ricordato il consigliere comunale e storico locale Giovanni Cerutti (Cuneo Solidale Democratica), nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale. L’assemblea civica ha approvato lo stanziamento di 330mila euro in favore dell’organizzazione dell’evento, previsto in origine per l’anno corrente ma poi slittato a causa della pandemia di Covid-19. L’assessore al Bilancio e vicesindaco Patrizia Manassero ha ricordato che “le risorse richieste sono molte di più rispetto a quelle oggetto della deliberazione comunale, ma il comitato organizzatore ha tra i suoi compiti il reperimento e la gestione dei fondi”. Lo scorso 24 novembre la vicesindaco ha ricevuto la Stecca dei Raduni, il manufatto in legno che dal 1923 segna il simbolico passaggio di testimone alla città che organizzerà l’appuntamento.
È nella città tra Gesso e Stura che 160 anni fa, il 16 aprile 1861, venne costituito il Comando dei Bersaglieri del I Corpo d’Armata che prese poi il nome di 1° Reggimento Bersaglieri. Da esso dipendevano i battaglioni stanziati a Cuneo che avevano preso parte alla prima e alla seconda guerra d’indipendenza e poi al corpo di spedizione piemontese nella guerra di Crimea. Dal 31 dicembre dello stesso anno, questa unità ebbe il privilegio di incorporare il I battaglione, formato nel 1848, nel quale era inquadrata la prima compagnia la cui anzianità risaliva al 1836, anno di formazione del Corpo. Il 1° Reggimento partecipò in seguito alla terza guerra d’indipendenza nel 1866. Dal 1 gennaio 1871, assumendo fisionomia operativa, venne dislocato a Torino.
A Cuneo è legata anche la storia del cappello piumato, che deve il suo nome al sergente dei granatieri Giuseppe Vaira, primo tra i bersaglieri a indossarlo e originario della città. Il generale Alessandro La Marmora, fondatore del Corpo dei “fanti piumati”, lo presentò al re Carlo Alberto il 18 giugno del 1836, insieme alla proposta di formazione della prima Compagnia Bersaglieri. Dice la leggenda che, dopo averlo fatto vestire con l’uniforme da lui studiata, La Marmora avrebbe lanciato il caratteristico copricato al sergente Vaira il quale, avendo le mani occupate, lo parò con la testa sulla quale il cappello rimase piegato verso destra. Al tentativo del Vaira di raddrizzarlo, il fondatore lo bloccò e gli disse: “Lascialo così, dà un’aria sbarazzina”. E così il copricapo, ribattezzato appunto vaira, è da sempre piegato sulla testa del bersagliere. Questa posizione però ha avuto anche uno scopo pratico, e cioè quello di non far addormentare il bersagliere. In origine infatti questo cappello era in metallo leggero e, appoggiando sul sopracciglio e mezzo orecchio, procurava nel tempo un dolore quasi assillante. Ancora oggi, pur non essendo in metallo, produce un fastidio simile. Il cappello aveva questa forma per impedire che sia il sole battente che la pioggia potessero infastidire il bersagliere nel prendere la mira. Il piumetto invece serviva per la mimetizzazione.
“Mentre tutti pensano che Cuneo sia la città degli Alpini o della Fanteria, non tutti sanno che prima ancora la nostra è stata la città dei Bersaglieri” ha ricordato il consigliere Cerutti ai colleghi, menzionando una vicenda di cui abbiamo già avuto modo di parlare sulle colonne della rivista Cuneodice: “Per quasi vent’anni Cuneo ha ospitato tre compagnie di Bersaglieri: alcuni di loro sono divenuti amici di un celebre personaggio che a Cuneo è rimasto per sedici anni, Edmondo De Amicis. Nei suoi ‘Ricordi d’infanzia e di scuola’ dedicherà molte pagine ai Bersaglieri, ricordando in particolare quando nel 1854 erano partiti per la guerra di Crimea per poi rientrare l’anno dopo a Cuneo”. Cerutti ha concluso la sua digressione storica con un auspicio: “Spero ci sia un momento per ricordare questa presenza cuneese dei Bersaglieri: non c’è ancora un libro che ne parli, mi auguro che il Comune possa sollecitare qualcuno a restituirne la memoria”.
Andrea Cascioli
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