Cuneo, erbacce e gradini rotti sulla scalinata Piatti: “Ma sarà restaurata”
Armellini (Indipendenti) riporta all’attenzione anche il tema del busto “scomparso”: “Va ricollocato”. Da Civallero (Forza Italia) un focus sui cippi storici in cittàÈ uno dei belvedere più amati di Cuneo, ma anche uno storico sfondo per le fotografie importanti: feste di leva, matrimoni, presentazioni delle squadre sportive in città. La scalinata che dal lungogesso Giovanni XXIII porta in via della Pieve, alle spalle degli Ex Lavatoi, per chi non lo sapesse ha anche un nome: è intitolato ad Antonio, Leonardo e Luigi Piatti, scultori e pittori del primo Novecento, figli d’arte del capostipite Domenico che dalla Lombardia si stabilì a Cuneo.
Il loro studio si trovava proprio nei pressi della scalinata, costruita a fine Ottocento sulle macerie di un precedente belvedere con colonne doriche: all’epoca serviva per collegare la prima stazione ferroviaria, quella di Cuneo Gesso, con l’altipiano. Oggi versa in condizioni non proprio degne dello splendore che fu, tra gradini dissestati, erbacce sui lati e un generale senso di trascuratezza. Dei due busti alla sommità, l’Afrodite e il giovane guerriero realizzati da Leonardo Piatti in marmo di Carrara, solo uno è ancora visibile. Il volto della dea fu sfregiato nel 2011 da un gruppo di teppisti, poi è stato restaurato e ricollocato al Museo Civico. Una soluzione che non è piaciuta alla donatrice, la signora Enza Bruno, nipote dello scultore, la quale infatti aveva minacciato di riprendersi il regalo fatto alla città nel 2007.
Se n’è parlato in Consiglio comunale, dopo qualche anno, grazie a un’interpellanza di Paolo Armellini del gruppo Indipendenti: sua l’idea di chiedere la ricollocazione del busto nella sede originaria, oltre a una più generale riqualificazione dello storico scorcio. “Lo scalone - ha lamentato il consigliere - è circondato da erbacce, con le onnipresenti transenne e le due colonne una priva del busto di Afrodite e l’altra con un busto di guerriero decisamente malmesso, oltre agli scalini dissestati. Qui c’è la memoria di Cuneo”. L’assessore al Verde pubblico Gianfranco Demichelis non nega che i tempi siano maturi per pensare a un restauro, ma, avverte, non sarà un impegno da poco: “Quella scalinata è soggetta a vincolo, occorre una relazione di restauratori accreditati sulle varie componenti e poi un incarico per la progettazione generale da portare al vaglio della Soprintendenza. L’intervento prevede lo smantellamento totale della scalinata, il ripristino della parte sottostante e il rimontaggio di tutte le parti in pietra sostituendo quelle rotte”.
Il confronto con la Soprintendenza è già stato avviato, da parte dell’Ufficio Strade. C’è poi la questione delle erbacce, che chiama in causa gli Ex Lavatoi: “Siamo intervenuti nella pulizia della ripa sulla parte sinistra, non sulla parte destra, perché all’origine della convenzione sugli Ex Lavatoi era previsto che quel lato fosse mantenuto da chi conduceva l’attività”. “Abbiamo perso del tempo” ammette Demichelis, visto che nulla è stato fatto su quel lato: “Mi prendo l’incarico di intervenire anche sulla parte destra. A parer mio manca anche un po’ di colore: inseriremo nell’area laterale delle parti fiorite”.
Di erbacce e memorie storiche in disarmo si è parlato anche nell’interpellanza di Franco Civallero (Forza Italia) dedicata a due cippi: uno è quello confinario fra corso Nizza e piazza Galimberti, con l’indicazione dell’altitudine sul livello del mare e della distanza dal confine di Tenda. L’altro ricorda la vicenda dei prigionieri austroungarici della Grande Guerra, rinchiusi nel Forte di Vinadio, che aiutarono i cuneesi a sistemare la salita della Pieve, oltre a completare la spianata della stazione Gesso. Sorge proprio nelle immediate vicinanze della scalinata Piatti ed è una testimonianza di una pagina di storia ormai dimenticata, anche perché del tutto nascosto dall’edera.
A proposito di storia e di guerra mondiale, Armellini ha ricordato anche la colonna donata dal sindaco di Roma, nel 1968, in memoria dei Ragazzi del ’99: “Ai diciottenni che seppero morire prima di aver imparato a vivere” recita la commovente iscrizione del monumento, nell’aiuola di via Silvio Pellico. “Non so quante testimonianze di epoca romana ci siano a Cuneo, oggi questa storica colonna si presenta semicoperta dai pini e dalla vegetazione: così nascosta non va bene” ha osservato Demichelis. Anche su questo c’è un impegno della giunta, rappresentata dall’assessore alla Cultura Cristina Clerico: “Sappiamo che col clima attuale l’edera cresce alla velocità della luce ed è più complicato pulire la città dal verde selvatico. Ci impegniamo a fare meglio, questo non significa ci sia incuria sui beni storici”.
Andrea Cascioli
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